MONTELLA
maggio: è il pezzo preferito di ste!
zteph: esatto. È nato in modo molto spontaneo. Dovevamo mettere un altro pezzo perché ne avevamo quattro, ci mancava quella roba che un po’ spezzasse il filo conduttore tra tutte le tracce. Quindi ho iniziato a fare un giro di chitarra ed è uscita questa cosa, diciamo, molto cupa. All’inizio mi ero preso male perché non mi piace, però l’ho mandato comunque a maggio, che ci ha scritto sopra e sì, ho detto che era ok. Il testo mi piace un botto perché racconta di me, di lui e di un qualcosa che probabilmente tutti provano o sentono in certi momenti della propria vita, ovvero la solitudine – ma anche della “non-solitudine”, cioè il sentirsi solo ma in realtà sono io che voglio sentirmi solo perché potrei benissimo non esserlo. Ok, così è molto sintetizzato (ride).
maggio: nel senso che quando abbiamo fatto l’EP, con Ste ci siamo detti “sì, ok c’è l’emo italiano dentro anche a livello di scrittura”, ma non volevamo esser presi solamente per “un certo modo di fare le cose”. È vero che nei pezzi che sono usciti c’è sempre una certa vena malinconica, docile, a volte dolce, però rode il culo anche a me, e anche tanto, solo che nei pezzi non lo avevo mai detto.
Quando ho scritto Montella, era un periodo di due settimane che ero in down totale a livello sia fisico che mentale, non riuscivo a vedere un lato positivo delle cose, quindi mi dimenticavo di mangiare, mi rodeva il culo, non capivo manco perché. Mi rodeva talmente tanto il culo che sono arrivato a riflettere sulla mia infanzia, a livello di come mi sentivo, e l’ho reinterpretata, diciamo, in un’altra chiave, arrivando a capire che spesso lo stato mentale delle persone, come il mio in quelle due settimane lì, che mi faceva sentire un po’ abbandonato a me stesso, è più una condizione, un aspetto delle cose. Per cui ho scritto il pezzo volendo sì, trasmettere tutta la negatività del caso, però chiudendo con “ero solo un coglione”, proprio perché molto spesso ci sentiamo dei coglioni, ma basterebbe cercare di vederla in un’altra maniera per capire che, mentre ti senti solo, intorno ci sono talmente tante cose che tu non afferri o che non hai la forza di afferrare che, in verità, è solo una presa in giro del tuo cervello. per cui
Diciamo che, secondo me, è il pezzo più sentito a livello di parole, meno metaforico dell’EP, è più rap. Volevo fare il pezzo incazzoso, ma non così tanto per farlo, tant’è che alla fine si risolve tutto come sempre, ovvero bene, non riesco a non avere dei lieti fine nelle cose che scrivo proprio perché non sono una persona che ama abbattersi o che si vuole chiudere le strade quando magari sembrano troppo strette. Per cui, in questo pezzo dico “ok, sì, sono triste, bestemmio, ma solo perché mi rode il culo e non vedo le cose bene”.