PIANO RIALZATO
zteph: è molto “sua”, personale, a livello di scrittura, però anche questo pezzo è nato così, a cazzo. Ho questa cosa di prendere la chitarra, cazzeggiare, registrare roba, e poi la butto perché non mi soddisfa. Tant’è che anche con questo pezzo ho detto “no, vabbè, mi fa cagare ma glielo mando comunque”. L’ho mandato a maggio e lui si è fomentato di nuovo e gli ho detto “ok, rappaci”. Come dicevo, è molto “sua”, perché parla di morte e del valore che ha la morte, la perdita, e il valore che ha anche la vita.
maggio: è il pezzo catartico, ed è proprio l’antitesi di Montella: mi sono immaginato come se Montella e questo fossero un pezzo unico, tanto che all’inizio volevamo collegarli dal suono del metronomo che per sbaglio avevamo registrato alla fine di Montella e volevo riattaccarlo a Piano Rialzato in modo tale che lì ci fosse un lasso di tempo che passa dal soggiorno in cui io mi trovo nel ritornello di Montella alla mattina dopo, passato lo sbrocco, passata la tempesta, e dire “ok, quello era il lato oscuro delle cose che mi fa sentire solo, questo è l’altro lato delle cose che ci sono in verità e che, per carità, alcune mi mancheranno ma sono talmente tante che non è possibile lasciarsi fermare”.
Il ritornello lo scrissi una serata a Roma quando una mia amica mi disse che le mancava la scuola e io le dissi “non ti prendere male che ci sono tante cose che ti devono ancora mancare”: avevo questa frase in testa, che dopo ho deciso di rendere come ritornello – perché il ritornello mancava, e poi faccio ritornelli lunghissimi e qui ho detto “ok, facciamo un ritornello più tranquillo però le strofe le metto piene piene”.
È un pezzo che vuole un po’ esorcizzare le mie paure, soprattutto delle perdite, cose del genere, ma che vuole anche dare un pochino più di valore al fatto che se le cose scompaiono e ci rimani male è proprio perché un valore ce l’avevano, ma ne arriveranno sempre altre per cui non bisogna farsi abbattere. La cosa figa è che il pezzo in sé, a livello di suono, è molto leggero: non volevo fare un pezzo preso male solo perché parlo della gente che muore, piuttosto di quello che uno può pensare di quelle cose se avesse la visione mentale che cerco di descrivere in Montella – ma con la nota positiva, ovvero “non ti prendere male perché succede e ce ne saranno molte altre, per cui vai avanti e farti prendere bene che è meglio così”.
Se dovessi dedicare questo pezzo a qualcuno, ci ho pensato bene, penso sarebbe Vittorio – chi sa, sa.