Nobodypanic è il nuovo album degli ⁄handlogic uscito a inizio mese per Woodworm Label.
Di loro vi avevamo già parlato in occasione dell’uscita di un singolo del loro primo EP, e ora che è arrivato anche l’album d’esordio ci sembrava giusto chiudere il cerchio e farvi raccontare dalla band ogni singola traccia di questo nuovo progetto fatto di elettronica, downtempo, suggestioni black e strumenti jazz.
Perciò, dopo lo streaming, c’è il track by track di Nobodypanic
Supernatural
Vibrazioni acustiche in un’atmosfera elettrica, chitarre rock si fondono con ottoni soul in un lungo crescendo che sfocia in una coda progressive.
Abbiamo scelto di aprire il disco con questo pezzo perché suonava come una sintesi di tutti gli elementi che compaiono nei pezzi successivi. Una specie di overture massimalista.
Il testo è amaro e surreale. È nato da tante discussioni con persone alle quali voglio bene, dove mi sono sentito in colpa. Sono egoista o semplicemente troppo razionale? La soluzione: voglio essere perfetto, senza difetti, sovrannaturale.
Ego
Una piccola melodia semplice e ossessiva ci accompagna come il nostro più fedele compagno, amante e nemico, ora esaltato, ora ripudiato: l’ego. Siamo schiavi, ma in fondo ci piace. Siamo tristi, ma il groove ci attira.
Anche qui il testo nasce da un luogo tormentato, fatto di ricadute cicliche nei propri sbagli e nelle proprie debolezze. Per la produzione del ritornello mi sono immaginato la parte più negativa dell’ego che prende il sopravvento e inizia a cantare, inquietante ma catchy, in contrasto con la strofa che invece è più malinconica e riflessiva.
Communicate
È stato uno dei pezzi più complessi da produrre perché aveva bisogno di essere enorme, cattivo, ma allo stesso tempo elegante. Le chitarre distorte con un groove soul, la batteria sporca e i sample jazzosi. Alla fine siamo felici, il suono di rullante e di basso sono una delle nostre più grandi gioie di questo disco, come il solo di chitarra (un segreto: è suonato interamente da un computer e non da una persona).
Come nel giallissimo e disturbante video che ha realizzato la super Erika Errante, voglio urlare in faccia a tutti che ho bisogno di entrare in contatto ma non ho una lingua, delle mani e il tempo per farlo, e anche se ho già perso tutto e tutti, continuerò a provarci.
Long Distance Relationship
L’ho scritta di getto un giorno in Sardegna, ripetevo tra me e me “long distance relationship” ed è arrivata subito questa melodia, con questo mood e andamento. Caso forse più unico che raro, dato che gli altri pezzi sono nati e cresciuti nel giro di mesi, se non di anni!
È un piccolo inno all’amore e all’incertezza: il ritmo è dilatato, il timbro è caldo e si diffonde come in una ballad jazz ascoltata in macchina.
Il viaggio è verso l’aeroporto dove vedremo volare via una parte di noi, e lungo il cammino ci fermeremo a canticchiare una melodia dolce, forse a piangere, ma con la speranza che la luce continui a brillare.
Scribbles
Scarabocchi folk si fondono nel calore del soul, espresso da cori mormorati e frequenze profonde, in una canzone sulle canzoni. Cos’è il processo creativo e cosa voglio dalle cose che scrivo? Ancora non l’ho scoperto, ma spero comunque che alla gente piacciano. Ironia della sorte, per un pezzo che racconta in modo quasi fiabesco la sensazione di creare e perfezionare questi piccoli mondi che sono le canzoni: produrre questa traccia è stato un vero incubo, ha attraversato nel giro di due anni e mezzo qualsiasi possibile arrangiamento e deriva stilistica, ma alla fine ha trovato il suo senso all’ultimo momento, e le vogliamo molto bene.
Gratitude
Dall’utero materno alla nostra casa d’infanzia, il filo conduttore è la musica. Ci accompagna col suo ritmo rotolante, ci permette di vivere nel mondo e la ringraziamo con questa piccola e luminosa canzone pop condita da campioni elettronici e un quintetto d’archi.
Questo pezzo per me doveva descrivere questa sensazione:
da bambino, una sera in viaggio di ritorno dal mare, sul sedile posteriore della macchina con i tuoi genitori che guidano e mettono musica bella, ogni tanto apri il finestrino e metti la faccia fuori per immergerti nella brezza estiva, poi ti addormenti cullato dal ritmo della strada e dello stereo.
Perched
Siamo nella penombra. Nel nostro letto, al sicuro tra gli oggetti che ci sono più familiari, proviamo a trovare un rifugio dal panico che si è appoggiato sul nostro respiro. Voci manipolate, quattro minuti sospesi per chiedere aiuto a tutto ciò che c’è di bello là fuori.
Per me il miglior modo per esorcizzare le cose brutte della vita è scriverci sopra una canzone, con una melodia che sia il più dolce possibile. Ogni volta che incontri quel lato oscuro sai che hai una piccola ancora di salvataggio che puoi condividere con gli altri, dove sai che quel disagio è stato cristallizzato in qualcosa di bello.
L’ultima strofa del testo è forse la spiegazione migliore del concept intorno a Nobodypanic:
“Fear of the panic is perched on our plans / we only want the bright side but outside it’s crowded, crowded / Save me my love / I never want to frighten you / we know that there’s a dark side / but outside it’s crowded with pretty things”
A Little Life
Il romanzo omonimo di Hanya Yanagihara è la triste storia di Jude, uomo straordinario e dannato che lotta con bellezza contro la vita e la morte. La sua canzone va in loop, piano, voce e drum machine. Non c’è lieto fine, ma ciò che conta è l’emozione del viaggio.
Pensavamo che sarebbe stato il brano più difficile da rendere dal vivo per la sua natura elettronica e minimale, invece passando per la via del post rock e del noise si è trasformato in quello che adesso è per noi in assoluto il momento più catartico del concerto.
Paranoid Android
Non c’è gusto nel fare cover se non rischi di fare incazzare la fan base del gruppo più venerato del pianeta, stravolgendo completamente una delle pietre miliari della storia del rock.
La verità è che abbiamo sempre pensato che il modo migliore per omaggiare artisti che ami profondamente è di cercare di imitarli il meno possibile, prendendo come un dono prezioso l’essenza del pezzo (la melodia e il testo) decontestualizzandola completamente, riscrivendone le coordinate quasi come se il pezzo fosse tuo. Inoltre la vera anima di Paranoid Android, venendo a conoscenza del processo creativo dei Radiohead in quel caso, è ironica, folle, sperimentale, già destrutturata. In questo senso è stato naturale ripensarla non in forma canzone, ma come un saliscendi di scenari contrastanti.
E comunque da qualche parte nel disco la vena progressive andava sfogata.