di Enea Brigatti
Le costanti e le variabili: nel blocco che va dai venti a i trent’anni di una persona si alternano in maniera piuttosto frequente.
Entri ed esci dall’università, entri ed esci dal lavoro, entri ed esci di casa in casa e di città in città. Provi a fermarti, quando puoi e quando vuoi: affini la capacità di stringere e quella di lasciare andare, con le persone, con le certezze, con te stesso. Fai quello che solamente poco prima pensavi non avresti mai fatto, porti avanti le aspirazioni, a spingerti più in là, perché sai che la finestra per provare a muovere le cose è quella, dopo sarebbe troppo tardi. Ci sono giorni di piena luce in divenire e giorni claustrofobici, in cui lo sguardo si concentra su una cosa e non conta nient’altro, anzi conta tutto, ma in chiave tragica. In mezzo, ci sono le passioni, e dove ci sono le passioni ci sono le le canzoni. Dischi su dischi, concerti su concerti, playlist su YouTube, spezzoni di canzoni alla radio, file .rar da scaricare su New Album Releases. Anche qui si tratta di stringere e lasciare andare: far scorrere in parallelo i dischi da classifica di fine anno e quelli di cui tenere il santino nella tasca interna del cappotto, o nel portafogli.
Dieci anni fa usciva un disco tutto bianco con un disegno stilizzato in copertina, ora ne esce uno con una vecchia foto a tutta cover di un bambino e della sua macchina rossa: l’autore è lo stesso, Caso, un nome corto per indicare prima un cantante solista e poi un gruppo. In mezzo ci sono stati altri tre LP, Tutti dicono guardiamo avanti, La linea che sta al centro e Cervino: un arco di tempo in cui lui è uscito dai venti ed entrato nei trenta, fino alla fresca paternità, e in cui io ho bruciato senza troppo rendermene conto i miei venti e qualcosa. Anni in cui non ci siamo mai persi di vista, e in cui abbiamo seguito i rispettivi cambiamenti a volte da vicino, a volte da lontano.