Lo scorso venerdì è uscito Sempiternal, l’EP di debutto di idontexist prodotto da Adler e GIMA.
Di lui ti abbiamo già parlato più di un anno fa, in occasione dell’uscita di Cinema, esordio che ci ha fatto drizzare subito le antennine e stare ben attenti a ciò che sarebbe venuto dopo.
Così, Angelo Ferrante ha scritto un nuovo capitolo del suo progetto fatto di tre brani che descrivono la vita di provincia e le difficoltà relazionali, sia da un punto di vista antropologico che rispetto al proprio luogo di appartenenza.
“L’EP è un concentrato di emozioni, sentimenti e paradossi dei giovani nati a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio che crescono con una consapevolezza spietata della realtà.
L’eccesso in ogni cosa sana e malsana. La maniacale voglia di perseguire degli obiettivi. L’inespressa generazione di mezzo. E quella voglia di poter avere le armi giuste per affrontare il futuro, mascherata da una finta sicurezza di possederle già.”
Oggi presentiamo in esclusiva il video del singolo Nei Miei Mai, che è una storia di paranoie, gelosie e sconfitte amorose: “un teen drama americano, girato in Italia”.
Guardalo qui sotto e poi leggi l’intervista.
Ciao Angelo, tu sei nato ad Avellino e nel tuo primo EP il riferimento alla provincia è molto forte. Ci racconti in che modo il tuo posto di appartenenza ha influito sulla voglia di iniziare a fare musica?
Non credo sia tanto iniziare a fare musica, quella è una cosa che nasce spontanea quando sei piccolo e credi di volerti cimentare in qualcosa che non sai neppure che forma abbia. Il resto viene fuori dopo, quando vieni influenzato, appunto, dal posto dal quale provieni così come dagli ascolti quotidiani. Esprimersi con il rap è sempre stata la strada più semplice per non avere filtri e raccontare in modo più originale possibile quella che è la mia storia o la storia delle persone delle quali mi circondo o quella delle persone che osservo. Il microcosmo dettato dalla provincia rende più facile la scrittura e la stesura di racconti, diciamo che quando nasci in un posto dove hai poche alternative alla noia viene più naturale scrivere intensamente di sensazioni e di emozioni. Credo questa sia un’arma a doppio taglio, puoi raccontare tanto, puoi essere ascoltato poco. Dico… se fossi di Milano o se vivessi a Milano avrei già guadagnato il triplo di ciò che ho seminato. Ma l’importante, per ora, è continuare a seminare. So bene quanto sacrificio esiste dietro il mio universo musicale e sono fiducioso per il futuro. La situazione musicale attuale italiana permette di dare voce un po’ a tutti, forse anche troppo. Quando vieni da qui è diverso, mentre gli altri sembrano essere già arrivati prima ancora di cominciare a correre, non si arriva mai, si può soltanto continuare a crescere.
Abbiamo parlato di te all’inizio dello scorso anno, in occasione dell’uscita di Cinema. Cosa è cambiato da allora?
Mi ricordo che quando uscì Cinema lo scorso anno, oltre ad essere felice che qualcuno si fosse interessato alle mie cose, ero anche molto scettico e spensierato, non stavo prendendo la cosa troppo sul serio, mi sedevo al computer un paio d’ore e chiudevo i brani senza dare troppo peso alla forma e al contenuto. Dannati e tanto amati flussi di coscienza. Credo sia prolifico anche questo, fare senza pensare troppo. Poi ho capito che volevo provare strade diverse, perdermi in suoni e atmosfere nuove. E sia dal punto di vista musicale, sia dal punto di vista quotidiano è cambiato tutto. E cambierà ancora.
I tre brani mostrano un songwriting maturo, declinato sia in salsa rap che in quella più dolce del cantautorato. Tu in che genere ti collocheresti e quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Ogni volta che mi vengono fatte domande sul genere musicale non riesco mai a rispondere. Non mi piace cadere in calderoni di genere, lo ripeterò all’infinito, come ripeterò all’infinito che la mia musica e voglia di sperimentare messe insieme sono in costante crescita e cambiamento. Credo sia importante cibarsi di tutto ciò che si reputa più giusto e opportuno, avrei liste infinite di artisti che mi piacciono o ai quali mi ispiro, per fortuna però cerco di mantenere un mio stile musicale. Associo per immagini. Potrei dire… ieri ho riascoltato il disco di Gallant, voglio fare una roba simile, solo che lui canta da dio, ha delle sonorità fantastiche, adoro l’immaginario. Ecco, succede che mi metto in testa Gallant e poi faccio il disco di idontexist, che con tutto l’universo di Gallant non ha nulla a che vedere. Si tratta di equilibrare ciò che si ascolta da ciò che si vuole essere. C’è un giorno in cui capisci che prendere spunto non vuol dire per forza copiare qualcun altro, è più concettuale che musicale. Btw, che poi mi allungo sempre. Ascolti dell’anno: Dominic Fike, Yeek, Black Atlass, Omar Apollo, Kevin Abstract, Saba, Duckworth, Jimi Somewhere. Vabbè, basta così, poi un giorno vi curo una playlist (ahahahah). Frank, Kanye, Asap, Tyler, Jaden, Childish, Bon Iver e James Blake, prima che li dimentico, da sempre e per sempre.
Come nasce la collaborazione con i producers Adler e GIMA?
Christian e Giacomo sono i miei due migliori amici. Li conosco da sempre. Riuscire a far conciliare le due cose è fantastico, non c’è neppure bisogno di parlare a volte, si fa musica e basta e la si fa da dio. Senza loro io non sarei nulla, sia come essere umano che come artista, anche se sono il fratello maggiore. Ci riempiamo di stimoli a vicenda e sognare è gratis e non costa nulla. Abbiamo preso tanta consapevolezza in questo periodo, sul palco siamo una boyband e in studio, pure. Credo sia fondamentale aver stretto questo legame, riusciamo a fonderci in una sola persona e questo è uno dei doni più belli che la musica potesse farmi. Hanno delle teste calde e pesanti, riusciranno a fare quello che vogliono con la musica, riusciremo a fare cose belle con la musica. Al momento siamo a lavoro su un sacco di cose nuove molto fighe, quindi dico solo che siamo l’alternativa giusta alla musica alternativa.
Ei, siamo qui, ci vedi?! Beh, dovresti.
Don’t sleep on us.