Gore XV è Giacomo Carmagnola, l’artista che dà l’immaginario estetico al collettivo romano del team Asian Fake, i DARRN, e che è piaciuto molto anche a Riccardo Tisci, direttore creativo di Burberry, tant’è che ha collaborato per una delle fashion campaign del brand.
Abbiamo colto l’occasione dell’uscita di Saba e Ologramma, i due brani che completano la tracklist di Musica da Camera dei DARRN, per chiedere a Giacomo qualcosa in più sulla sua carriera artistica e anche sulla sua strana passione di collezionare coltelli.
Raccontaci subito di questa storia di Riccardo Tisci e Gigi Hadid, di come l’hai vissuta e se si è rivelata proficua in termini di visibilità.
Qualche mese fa ricevo una mail dove l’oggetto era “Gore XV x Burberry”. Ho pensato fosse ‘na cazzata, poi guardando i mittenti della mail e trovando i loro profili lavorativi ho pensato “Cazz, è veramente il team Burberry, niente scherzi”. È stata una bella sorpresa. Avevo già collaborato con realtà piuttosto grandi, ma un brand come Burberry che mi invia una mail è sembrata una cosa assurda, almeno sul subito. Per altro non avevo idea che Tisci e Gigi Hadid avrebbero repostato i miei lavori, un’altra cosa che resti un po’ di stucco.
A livello di visibilità ovviamente sono arrivati followers. Tra cui diverse modelle, quindi non posso lamentarmi. E, a prescindere dalla visibilità, poter dire che ho lavorato per dei contenuti di Burberry lo vedo come un piccolo ma significativo traguardo personale.
La tua cifra stilistica è quella della glitch art, l’arte dell’errore. Ci sei arrivato per errore o c’è stato un preciso percorso artistico?
È nato tutto dal mio interesse, risale ormai a 5/6 anni fa, per i collage. Seguivo molti artisti che si dilettavano in collage digitali ed analogici, creando ambientazioni surreali tramite un mix di fotografie retrò prese da vecchi giornali.
Volevo cimentarmi anche io in questa cosa, ma erano visual già consolidati da artisti che ammiravo, e non volevo rubargli il concept. Casualmente nello stesso periodo scopro su internet un gruppo di persone appassionate di glitch art. Lì per la prima volta mi imbatto nel “pixel sorting”, la cascata di pixels, insomma. Effetto creato da un grafico tedesco qualche anno prima e reso open source. Quello che veniva fatto nel gruppo era distruggere totalmente ogni immagine con i vari errori-glitch.
La cosa mi ha affascinato, ma, collegandomi a quello che dicevo qualche riga prima, ero ancora attirato dai collage. Così ho pensato “ok, effetti molto belli, ma è un casino di colori”, da lì la mia idea di mixare fotografie “pulite”, con il pixel sorting, creando questi visual che possono ricordare visi che si sciolgono, parti di palazzi che si cristallizzano e così via. Quindi si può dire che sono finito nel posto giusto al momento giusto, ma allo stesso tempo, avevo anche qualche idea diversa su come utilizzare questa estetica.
In ogni caso l’errore è quello che mi fa fatto un po’ conoscere in giro, ma in linea più generale, seguo e faccio più tipologie di lavori grafici. I DARRN sono stati un esempio di come usare sempre l’errore, ma in maniera minore rispetto ai visual per i quali solitamente vengo riconosciuto.
I DARRN, collettivo romano di Asian Fake, hanno deciso che fossi tu l’occhio del loro immaginario estetico. Come si sono incrociati i vostri destini?
Per via di amicizie comuni. Stefano (Stabber), un giorno mi scrive in chat e fa “senti un po’ questi ragazzi: ti va di seguire il loro sviluppo a livello estetico?”. Da questa prima domanda le cose si sono evolute moltissimo. Fino ad arrivare appunto ai ragazzi che vengono contattati da Asian Fake per entrare nel loro roster.
Assieme a loro, quindi, sono arrivato anche io. L’idea della violenza animale, come impostare le copertine, il visual in generale è sempre stato seguito da me. Voglio un mondo di bene ai ragazzi, i DARRN sono più di un progetto musicale che seguo, sono una cosa alla quale appartengo anche io. I ragazzi sulle tracce, io che mi invento idee per far “vedere” la loro musica, in un unico connubio.
Cosa ti ha ispirato nella creazione dell’artwork di Musica da Camera, il loro primo EP?
Come avrete sentito il sound dei DARRN è molto chill. L’unico concept, appena entrati in contatto, era di creare “immagini forti”, che potessero magari contrastare questo sound melodico e che solitamente rimanda a illustrazioni che seguono la stessa wave.
Al che ho pensato “utilizziamo la brutalità del mondo animale”, violento, cattivo, spietato, ma allo stesso tempo la cosa più naturale al mondo, che accade da quando la vita è presente sulla Terra.
Quindi, con questi presupposti, ho iniziato a creare illustrazioni che avessero come soggetto elementi come lo squalo che sbrana, e altri animali che non voglio spoilerare. Lo step successivo è stato capire in quale maniera mostrare tutto ciò.
All’inizio di questo progetto c’era, e in parte continua, un visual incentrato molto sull’analogico: fotografie a rullino scannerizzate, polaroid e così via. Quindi ho detto ai ragazzi: ok, questo mood lo conosciamo, è esteticamente bello ma già visto. Ragion per cui ho deciso di “distruggere” il progetto impaginato correttamente su photoshop dando alla grafica il look di uno schermo ripreso.
Ascolti musica mentre fai arte? Quale
Risposta banale, lo so: sì, e ascolto di tutto. In questo momento, mentre rispondo alla domanda, ho una maglietta dei Cannibal Corpse ma sto ascoltando l’EP Roommates di Fat Nick.
Mentre faccio i miei lavori ascolto, come dicevo, di tutto. Dipende molto da come mi sono svegliato la mattina: a volte hip hop, che sia più verso il mood trap o artisti sacri degli anni ’90. Ascolto anche molta elettronica. Il primo genere che ho approfondito per quanto possibile, appena ho avuto una connessione internet. Anche qui posso passare da Merzbow a Geotic (side project di Baths), al grindcore/porn-gore e metal nelle sue varie sfaccettature.
Abbiamo letto che sei un collezionista di coltelli. Parliamone.
La passione nasce da mio padre che era un collezionista di coltelli. A furia di vedere lame in giro per tutta la casa questa passione ha preso anche me. Il primo coltello mi è stato regalato a 10 anni (mia nonna l’ha camuffato dopo pochi giorni, ahimè).
Un anno fa la mia collezione si è unita a quella di mio padre, diventando più “massiccia”.
Può sembrare un po’ strano come interesse o magari posso essere affiancato all’americano che riempie la casa con fucili d’assalto, ma quello che a me affascina dei coltelli è il design. Non importa se costano 10 euro in una bancarella o 200 perché fatti artigianalmente con determinati metalli etc. L’estetica è il mio primo interesse verso questi oggetti, quindi appena vedo una forma che mi piace, un materiale diverso, una curvatura particolare della lama: scatta l’amore.
Può essere poco friendly entrare nella mia casa e vedere appeso un machete Dominicano con la lama grande quasi quanto la mia gamba. Ma troverei più creepy un mio coetaneo che mi dice di collezionare francobolli. Ma, a prescindere, lasciamo ad ognuno la sua personale ossessione.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’ Neal cosa mi disegni?