Arriviamo nella parte più calda e rossiccia del disco, quella in cui troviamo il trittico composto da My Life Alone, Day&Night e Friend of Mine. Ci siamo permessi di accendere il forno che sarà il nostro falò. Ci stringiamo ancor più intorno al tavolo.
Di questo parla questo tris di brani e in generale il disco: dello stringersi a tavola, non solo, della capacità (e della complessità) di stare bene con gli altri e da soli – queste due fasi come le stagioni dell’animo (l’estate e l’autunno/il fuori e il dentro/la musica e la pausa/le relazioni e l’isolamento). L’abbraccio che ci concediamo è l’abbraccio che accettiamo dagli amici con cui condividere e comprendere ogni nostra parte, silenzi compresi.
È il momento conviviale per eccellenza. L’unico modo per celebrarlo è portare in tavola una focacciona di fichi, cipolle caramellate e pancetta che viene depredata a ritmo regolare e sincopato da un’orchestra di mani. C’è chi la intinge in una crema di feta e chi ci mette sopra un po’ di foglie di rucola dell’insalatina aromatizzata allo zenzero.
Di quella focaccia rimangono briciole sul tavolo e tante intorno alle labbra.