I Giallorenzo sono la tipica band che forse è nata per scherzo. I suoi membri molto probabilmente già li conoscete: uno è Pietro, meglio conosciuto come Montag, cantautore bergamasco, poi c’è Zambe, il suo bassista, e Pede e Fabio, che già li avete incontrati come i Malkovic. Oltre a essere amici e musicisti, c’è subito un altro fattore che li accomuna che salta subito all’occhio: Milano.
Non è un caso, infatti, se l’album “pop lo-fi , tra registrazioni in cameretta e casinismo punk in sala prove” con cui hanno deciso di presentarsi al mondo si chiama proprio “MILANO POSTO DI MERDA” (La Tempesta Dischi) – rigorosamente in caps lock.
Ecco perché, di tutto il progetto Giallorenzo, che include anche una fanzine molto punk che forse potete trovare ai loro concerti, ma sicuramente sul loro profilo Instagram, la cosa che più mi ha affascinato è questo loro rapporto di amore-odio-amore verso la città di Milano. Ho chiesto allora a Pietro di spiegarmi meglio questo progetto, che mi ha risposto così, in caps lock:
“DUE ANNI FA SUL NOSTRO DIVANO PULCIOSO STAVO SCRIVENDO CANZONI E MI SONO ACCORTO CHE STAVO CANTANDO DEL TIPO (il cui cognome era Giallorenzo) CHE ERA MORTO ALL’ULTIMO PIANO E CHE HANNO TROVATO SEPOLTO DAI PROPRI RIFIUTI DOPO DUE MESI DI DECOMPOSIZIONE. HO SCRITTO UN PO’ DI PEZZI SIMILI DEDICATI A LUI E AD ALTRI PAZZI CHE PERCORRONO LE STRADE DELLA NOSTRA CITTÁ.
QUESTO DISCO SI CHIAMA MILANO POSTO DI MERDA PERCHÈ È UNA DELLE SCRITTE SUI MURI DI MILANO CHE MI HANNO GUIDATO NELLA SCRITTURA E NELL’IMMEDESIMAZIONE CON LO SBRASO CHE ABITA QUESTA CITTÁ BELLISSIMA CHE FUNZIONA DA DIO. LO SBRASO SONO I PAZZI I DISADATTATI QUELLI CHE IL DECRETO SALVINI VORREBBE ALLONTANARE DAL DUOMO, MA SIAMO SOPRATTUTTO NOI. PUR GODENDO LE MAGIE DI MILANO E DELL’AGIO SOCIALE IN CUI STIAMO, C’È UNA PROVINCIALE SOLITUDINE DENTRO DI NOI CHE ANCORA GRIDA BESTEMMIANDO DOPO AVER BEVUTO PESSIMO VINO “MILANO POSTO DI MERDA”. È UN’APPROPRIAZIONE CULTURALE, MA ALLA FINE SIAMO PUR SEMPRE DUE BERGAMASCHI E DUE BRESCIANI”.
Sempre più affascinata da questo legame così viscerale e romantico che lega i Giallorenzo alla loro città-mamma-adottiva Milano, gli ho chiesto se potevano realizzare per noi una personalissima guida della città. Sicuramente non proprio per turisti, ma utile se volete vivere un po’ di quello “sbraso” di cui parla Pietro.
GUIDA DI MILANO EST A CURA DEI GIALLORENZO
1. DATEO
Prima che Calcutta decidesse bene di appropriarsi persino di questo angolo di mondo, di Piazzale Dateo e dintorni non gliene fregava niente a nessuno. “Ah, vi siete trasferiti! E dov’è che abitate a Milano?” “Dateo”, “Teo chi?”. A Dateo non c’è (ancora) la metro, c’è il passante che è la versione per outsider. Tuttavia Dateo è casa nostra. Lì si prende il treno per tornare a Bergamo o per partire chissà dove, e visto che, a differenza di ATM, Trenord è spesso in ritardo, si ha molto tempo di contemplare le opere fatte sui muri della stazione. Vicino alla magistrale chalk-art di Yersiz Yabanci puoi trovare anche, in un angolo, una frustrata scritta fatta a pennarello rosso: “Milano posto di merda”. Esagerato.
2. IL GASOMETRO
grafica di Fabio Copeta
Il Gasometro di Ortica è il posto più spirituale di Milano. C’è dentro tutta una tensione tra terra e cielo, tra vecchio e nuovo, tra natura e artificio che è veramente unica. Se vai in cima al cavalcavia Buccari e guardi verso l’orizzonte, vedi questa strana costruzione circolare da tempo inutile: se dietro ti capita il tramonto, diventa una Lourdes dei disperati. Un’apparizione che nessuna Chiesa riconoscerà mai, ma dove si nasconde tutta la pienezza della divinità. O della materia. Che poi sono spesso la stessa cosa.
3. IL BUCO DI PORTA VITTORIA
La circonvallazione è abbracciata ovunque da case, case, costruzioni, palazzi, cantieri, case. C’è un punto, però, in cui incontri a casaccio un chilometro abbondante di nulla. Poco prima di Macao. Sterpaglie e residui di cantieri ammucchiati, nessuna casa. Di mezzo ci passa la circonvallazione e alcune entrate del passante di Porta Vittoria. È un po’ la nostra versione del sublime e dell’orrido ottocentesco: dopo tutti questi spazi abitati, circostanziati dall’uomo, un po’ di sterpaglie abbandonate ti sembrano l’immenso.
4. L’OHIBO
A Milano c’è un locale che non è facilissimo da inquadrare. Sta un po’ a metà strada tra l’oratorio e il club. Ci sono biliardo e biliardino e i corsi di chitarra il pomeriggio, ma la sera ci vedi alcuni degli act internazionali più freschi. La gente che ci lavora ha fatto grandi sforzi negli ultimi anni per dargli un volto accattivante. A noi non cambia tanto che fama abbia, semplicemente ci finiamo spessissimo. Ci avremo suonato mille volte, ci avremo visto mille live di amici, ci saremo annoiati in quel backstage mille volte. Quindi sì, non sarà il posto più trendy del mondo ma anche solo per quantità è stato spesso nostro. Volente o nolente, ci torni. Dateci gli accrediti, grazie.
5. PORTA VENEZIA COME COMUNITÁ
Il bello della vita è andare a scuola. Andare a scuola è avere dei compagni di classe. Chi sono i nostri compagni di classe? I Tropea, Maggio, Tanca, Trema ndp, Generic Animal, Fight Pausa, i Belize, Ginevra, i Nava, i Nobody Cried for Dinosaurs e un botto di altra gente che almeno una volta è finita a sbrasare nel triangolo delle bermuda tra LUMe, il Bar Rainbow e il Bar Picchio, dove si perde qualsiasi cosa non sia vera. Amici, non amici, assidui, non assidui, bocciati o col debito, l’importante è che a una certa dopo le vacanze si ritrova dei compagni di banco a cui copiare il compito.
6. PIAZZA GRANDI
Può essere un punto di passaggio o un punto di contemplazione. Può essere vuota o affollata. Puoi andarci piano piano con le buste della spesa o prenderci una multa sfrecciando a bordo di un eCooltra noleggiato. Piazza Grandi è l’ultimo baluardo di urbanitas nelle braccia della circonvallazione esterna, prima di Forlanini, Linate, il Magnolia, e il grande Est. Alcune cose importanti sono iniziate lì, altre sarebbero potute iniziarci. Sta in mezzo ai mondi possibili e noi lì su una panchina ad aspettare il 27.
7. PIAZZALE SUSA
In realtà non è un posto così importante, però mi piaceva l’idea di metterlo. Ci sono un AUMAI e un Carrefour 24h dove spesso si finisce a pagare delle cose a orari assurdi. C’è la fermata della 54 che si prende per andare da Pede per mixare il disco con Cope e dove ti vengono a prendere per andare a fare le prove. A Susa inizia un grande cantiere per la M4, ci abita Citterio Pietro che saluterei e da adesso anche Emtivi che saluto anche lei, insomma boh ci stava Susa per arrivare a sette posti.