Il primo singolo pubblicato dalla weird-pop star Billie Eilish a un anno da Bad Guy è quanto di più lontano dall’energia di quel brano.
everything i wanted è una ballata che appare spompata, senza particolari slanci appetibili alla radiofonia: la voce sottotono della Eilish su piccoli accenni di piano ci introduce alle atmosfere del brano che si apre, ma timidamente, con una melodia midtempo accentuata da una sequenza di beat delicati e mai invadenti.
Volendo costruire un ponte ideale tra il vecchio e il nuovo, diremo che in everything i wanted si riconosce la stessa soffice malinconia di love you, ballata d’amore contenuta nell’album WHEN WE ALL FALL ASLEEP, WHERE DO WE GO?.
Qui, però, non si parla d’amore e di relazioni complicate. A far sanguinare la scrittura della Eilish è una spina che le si è conficcata nel fianco dopo il suo debutto e che molto banalmente potremmo ridurre alla parola “successo”.
Certo, i mostri sono sempre stati sotto al suo letto di ragazza adolescente col suo bel fardello di insicurezze: la dismorfia, la sindrome di Tourette, la paura del buio e della solitudine. Ma ora che questa ragazza è diventata la Billie Eilish che conosciamo, i disagi da adolescente convivono con il caos della fama e il “fardello” di essere la pop-star del futuro che tutti si aspettano.
Perciò, quando in everything i wanted canta “If I knew it all then, would I do it again? Would I do it again?” è come vedere davanti ai nostri occhi quella spina appuntita conficcata nel suo fianco.
Non è chiaro se si stia o meno riferendo al successo ma la strada del testo ci porta lì: Eilish fa parlare il suo inconscio e racconta di aver avuto uno dei peggiori incubi che si possano avere e cioè quello di morire e sapere che a nessuno è mai importato nulla di te. Lei è una star e ha avuto ciò che voleva, ma la domanda è: era questo tutto ciò che voleva? Essere una delle star più famose al mondo eppure sentirsi così sola, emotivamente distante da tutte le persone che l’hanno resa tale?
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Nell’artwork di copertina c’è un dipinto di Jason Anderson che raffigura il Golden Gate Bridge, ponte che negli ultimi vent’anni ha registrato il maggior numero di suicidi al mondo. Non è un caso che la Eilish lo abbia scelto come rappresentazione grafica del nuovo singolo e, più simbolicamente, del suo stesso inconscio: nel sogno lei è un passo dal buttarsi di sotto dal Golden ma tutto ciò che riesce a vedere prima di compiere quest’atto estremo e sconsiderato è il gelido distacco con cui gli altri la guardano compiere il gesto, senza impedirlo e, ancor peggio, senza provare alcun trasporto emotivo.
L’artista ci dice della sua paura più profonda mentre una melodia eterea di riverberi fa da tappeto a una voce che sta talmente sotto da sembrare sommersa da un oceano immenso.
I tried to scream
But my head was underwater
They called me weak
Like I’m not just somebody’s daughter
Coulda been a nightmare
But it felt like they were right there
And it feels like yesterday was a year ago
But I don’t wanna let anybody know
‘Cause everybody wants something from me now
And I don’t wanna let ‘em down
Chi la tirerà fuori da lì è il fratello e collaboratore Finneas, al quale il brano è dedicato, come spiegato dalla stessa Eilish nell’intervista a Annie Mac e nella press release che accompagna il singolo.
“Pretty much that whole song is about me and Finneas’ relationship as siblings. We started writing it because I literally had a dream that I killed myself and nobody cared and all of my best friends and people that I worked with basically came out in public and said, like, “Oh, we never liked her.” In the dream, the fans didn’t care. The internet shit on me for killing myself, all this stuff, and it really did mess me up. I mean, the message behind the song is like […] my brother is my best friend, and I have these dreams and these things happen, and no matter what happens, he’s gonna always be there for me, and it’s the same the other way around“.
Finneas è l’unica persona che le è stata vicino durante la sua ascesa al tavolo dei più grandi e che troverà al suo fianco quando si sveglierà dal suo peggiore incubo. Se da un lato dunque il brano è una riflessione amara sulle conseguenze del successo e riporta nel discorso pop il tema della depressione, dall’altro lascia intravedere un barlume di speranza, un’ancora fortissima a cui appigliarsi quando le cose si mettono male.
Chissà che in futuro quella ferita nel fianco smetta di sanguinare.