Lo show di FKA twigs dello scorso venerdì è stata una delle cose migliori successe a Milano negli ultimi anni. Nella penombra del Fabrique, si è presentata sul palco poco dopo le 22:00, mentre la notte fuori gelava più del solito. I versi profetici di Mary Magdalene hanno aperto il concerto: A woman’s work / A woman’s prerogative / A woman’s time to embrace / She must put herself first. Sono le parole che più ci avevano colpito del disco, la chiave di lettura che ci ha permesso di comprendere – o almeno provarci – la profondità di un lavoro così complesso e personale.
Ma dopo l’accenno a Magdalene, la performance vira subito sui brani del passato: Tap Dance, Hide, Water Me, Pendulum ci ricordano le radici del suo lavoro, quando la musica era per lei ancora un esperimento tra gli impegni di danza e non una missione attraverso cui regalare un po’ di grazia a questo mondo.
twigs ha integrato nel corso degli anni sempre più discipline nei suoi show: arti marziali, danza, canto, pole dance e non ce n’è una in cui non sfiori la perfezione. La sua esibizione sembra uno spettacolo di kabuki, antica forma di teatro giapponese che mischia canto, danza e abilità e i cui ideogrammi sono l’equivalente fonetico del verbo kabuku, che vuol dire essere fuori dall’ordinario.
Straordinaria è la tensione emotiva che twigs ci trasmette, così come lo è l’indivisibilità del suo corpo dalla sua voce, della sua sensualità dalla sua forza, della sua fragilità dalla sua fierezza.
FKA, magnetica come una sciamana, si circonda pezzo dopo pezzo di ballerini, bassisti, percussionisti e della violoncellista Lucinda Chua, nascosti da pesanti tende di velluto per metà concerto e poi rivelatisi come un’esplosione di luce che squarcia il buio. Tra le basi registrate e gli inserti suonati live, la sua voce non ha mai un momento di esitazione, mai una sbavatura. Ti arriva dritta allo stomaco, ti invade la testa, rapisce e ammalia, perfetta come nel disco. FKA si arrampica su un palo per uno spettacolo di pole dance che da solo vale il prezzo del biglietto, rappa su Fukk Sleep per ricordarci quanti sono i suoi talenti, si spoglia di ogni sovrastruttura per chiudere il concerto con Cellophane.
Il concerto di Milano è stato incredibile non solo perché ha incrociato forme di spettacolo diverse che vanno ben oltre la musica, ma perché ci ha trasmesso sensazioni mai provate prima.
La sua performance è stata talmente trascendentale, fuori scala e aliena ché la sensazione più forte a rimanerci in pancia è stata il senso di inadeguatezza: l’inadeguatezza di fronte all’arte, che possiamo sforzarci di capire, guardare e apprezzare, ma della quale non saremo mai all’altezza. Possiamo solo ringraziare che esseri sovrannaturali come FKA twigs abbiano scelto di condividerla con noi.
La scaletta
Tap dance
Hide
Water me
Pendulum
Figure 8
Video girl
Thousand Eyes
Mary Magdalene
Home With You
Sad Day
Fallen Alien
Fukk Sleep
Holy Terrain
Daybed
Mirrored Heart
Papi Pacify
Lights On
Two Weeks
Cellophane
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