“No introduction needed
Count to 10
Think that it helps with breathing”
(Breathing Exercises)
Mi sono innamorata di Frankie Stew & Harvey Gunn la prima volta guardando un live di Sofar a Londra nel 2017, colpita da un abbinamento creativo perfetto e da una sintonia tipica solo di chi è amico da molto tempo e non ha bisogno nemmeno di guardarsi per capirsi al volo. Suonavano seduti vicinissimi davanti ad un pubblico serio e composto, contenuto nelle reazioni e concentrato sulle emozioni. Frankie Stew & Harvey Gunn è un duo hip-hop (dallo stampo prettamente UK) di Brighton, senza particolari pretese o fantasie nella scelta del nome, che è infatti quello dei due componenti uniti da una &, come i nomi degli sposi sulle partecipazioni.
Frankie scrive e canta, Harvey è il producer che si occupa delle incantevoli melodie. Dopo quella performance sono arrivati alle mie orecchie altri brani: Calm, Grateful, Open Letters, strade di montagna che mi hanno portato a The Lakes, album uscito lo scorso anno. The Lakes, come tutti i laghi che si rispettano, ha le coste piene di turisti e asciugamani colorati, ma solo pochi conoscono e rispettano il mostro lacustre che si nasconde adagiato sul fondale.
Il 28 febbraio è uscito il loro ultimo disco, Breathing Exercises.
Sono una di quelle persone che ha paura di volare. Ma mica quando sono seduta in aereo, inizio ad essere terrorizzata già dal momento in cui schiaccio acquista biglietto sul sito di Ryanair. Tengo gli occhi chiusi per quasi tutto il tempo, mi stringo le mani fino a renderle viola, conto fino a dieci un centinaio di volte, ascolto il mio cuore battere come una batteria hardcore.
Questo disco è il viaggio che vorrei fare, senza far sbuffare il mio vicino di posto che maledetta quella volta non si è seduto al 5B. Questo album è un viaggio in economy, che inizia con l’attesa che sembra infinita in fase di rullaggio, e finisce con l’applauso spontaneo dei passeggeri al capitano. Quando il disco (il volo) finisce, il sentimento che provo è un’infinita gratitudine per avermi fatto arrivare dove sono ora, sicuramente un posto diverso da quello da cui sono partita.
“Open Your eyes
look around you
feel the breeze
on your face
and breathe in”
siete pregati di allacciare le cinture
In Adult Workers la pressione ci tappa le orecchie, la gravità ci spinge la testa sul sedile, il decollo ci fa quasi credere che allora possiamo volare. Good Will Hunting è tutto quello che si vede da qui: luce assoluta, cielo, nuvole. La sensazione di sentirci lontano da tutto senza la malinconia di essere terribilmente soli. Tony Stark è un brano brevissimo e bellissimo, è la mano di chi ci accompagna in questo viaggio che si appoggia sopra il ginocchio e rimane lì, immobile, a tenerci al sicuro per il resto del volo (per il resto del disco).
Breathing Exercises è ricco di collaborazioni emozionanti: il musicista jazz Ashley Henry, la voce strappalacrime di Joel Baker, la dolcezza di Loyle Carner, la disperazione con cui dobbiamo fare i conti quando Manga Saint Hilare ci lascia cantando l’ultima frase di I Notice: “Still more scared than I’ve ever been / Still feel blessed like I’ve never sinned / Am I going in circles for a peace that doesn’t exist I feel sick”, l’eco lontano della voce gentile di Isaac Weddington.
Breathing Exercises è un libretto di istruzioni per riuscire a respirare meglio quando l’ansia stringe il collo e non se ne vuole andare. Io di solito inspiro per quattro secondi, trattengo il fiato per sette, ed espiro per otto. Ho un post-it sulla scrivania per ricordarmelo, se chiudo gli occhi funziona ancora meglio.
Quando si ha un sacco di tempo da passare in silenzio senza internet – ad esempio in volo – si ripensa a tutto: alle cose che ci fanno male, a quelle che continuamente ci fanno stare bene e di cui ci accorgiamo sempre troppo poco o troppo tardi, alle cose che non ci spieghiamo, alle decisioni sbagliate che ci hanno portati nel posto giusto, alle decisioni giuste che ci fanno sentire sbagliati. Le labbra si piegano in un sorriso quando sentiamo “I’m bored of summers / if you are there in the rain”, un nodo stringe la gola alla dichiarazione “I’m just tryna be the best person I can be”(Water Colours). Fuori le cime delle montagne bucano le nuvole.
Questo disco parla di tutto questo, lasciandoci un po’ più leggeri quando le ruote toccano terra e la musica finisce, come se i nostri pensieri fossero rimasti intrappolati in quelle piccole cappelliere sopra le teste. Teniamo stretto il nostro trolley e camminiamo piano, sperando che ci sia qualcuno agli arrivi che si guarda intorno tenendo in mano un foglio A4 con su scritto il nostro nome.
“Yeah I know where I want to be
You won’t get no apology
There’s nothing really stopping me
I’m just lost at sea”
(Lost At Sea)