Penisola è l’album di debutto di Bartolini, uscito venerdì con distribuzione Carosello.
Il disco segue l’EP BRT Vol.1 che da isola autonoma in mezzo al mare diventa ora Penisola, attaccata a una terraferma e perciò ben consapevole delle sue radici.
Le undici tracce dell’album di Bartolini raccontano di un unico luogo o meglio di una terraferma che, però, è il risultato dell’accorpamento di isole diverse, di luoghi ed esperienze che parlano di Giuseppe Bartolini, artista nato sul mare della Calabria e poi cresciuto tra Roma e Manchester.
Penisola è un miscuglio di sonorità british e cantautorato italiano, il bisogno di fondere tutto in un contenitore unico ma non a sé stante:
“Se due anni fa il mio sogno era restare a vivere in Inghilterra, o comunque ritornarci, adesso il mio pensiero principale è non restare solo e passare più tempo con la mia famiglia e i miei amici. Cercare, insomma di non chiudermi nel mio guscio, di non essere un’isola.”
Abbiamo chiesto a Bartolini di raccontarci traccia per traccia la sua Penisola:
SANGUISUGA
Inizio col dire che questo disco è stato scritto in tre fasi del 2019 che vanno dall’inverno all’autunno, a parte due canzoni che sono molto vecchie.
Pre-prodotto e registrato per metà in casa con Andrea Messina e poi finalizzato in studio da Gennaio 2020 presso i Jedi Sound Studio con Jesse Germanò.
Sanguisuga è la traccia di apertura del disco ma in realtà una delle ultime ad essere stata scritta.
È il riassunto di un anno molto difficile per me e da un punto di vista musicale è la cosa che mi rappresenta di più.
Ad oggi è la canzone che ascolto con maggiore frequenza, quella che ancora non mi ha stancato.
In studio rompevo sempre le palle per ascoltarla, forse per questo gli altri la odiano.
ICEBERG
Iceberg è una lettera per mio papà.
È nata ad Aprile, periodo che ricordo con grande nostalgia perché è stato un periodo di totale rinascita.
È la prima canzone che ho scritto dopo mesi di blocco.
Andavo a registrare i pezzi dell’EP, ero sul tram e all’improvviso mi è venuto questo motivetto ed ho iniziato a scrivere il testo sulle note del cellulare.
Alla fine della giornata la canzone era finita.
L’ho anche registrata con delle memo vocali che allego
MILLENNIALS
È sicuramente la canzone più elettronica di Penisola.
L’ho scritta a Gennaio, quando ancora non pensavo al disco ma cercavo solo di esercitarmi con Ableton.
Può essere intesa come una canzone d’odio ma in realtà cerco di parlare della mia generazione ed in particolare di me.
LUNAPARK
Lunapark è nata in mezz’ora a Febbraio mentre strimpellavo e mi sono detto: “adesso provo a scrivere la cosa più pop possibile”.
È stato inspiegabile perché non mi è mai capitato di scrivere una canzone in così poco tempo.
Inizialmente la sentivo molto lontana da me, ragion per cui non l’ho fatta ascoltare a nessuno e non volevo includerla nel disco.
È ritornata fuori solo ad Ottobre quando l’ho fatta sentire ai ragazzi.
FOLLOW
La canzone del disco più adatto per un dj set, credo.
È forse il pezzo che per sonorità ricalca maggiormente l’EP e di cui forse ne rappresenta l’evoluzione.
La considero la B-Side di un pezzo dell’EP intitolato “Like” da cui riprende la vena ironica sempre legata ai nostri “drammi” da social.
PROFILO FALSO
Questo è stato il pezzo più sofferto e difficile del disco.
Ha avuto diverse forme dalla pre produzione a quella finale che è avvenuta interamente con tutta la band in studio.
È una canzone che potrebbe parlare di amicizia, di una vecchia storia d’amore finita male ma anche di se stessi.
NON DIRMI MAI
Nasce a Giugno.
Volevo un pezzo che fosse chitarroso tipo Strokes ma che fosse anche moderno, motivo per cui è uscito un ritornello “trapposo” che non ci aspettavamo.
In quel periodo scrivevo molto, ricordo di aver scritto 3 o 4 pezzi che però avevano qualcosa di strano.
Dopo qualche giorno mi sono accorto che erano lo stesso pezzo, cioè avevano tutti la stessa melodia o più melodie simili.
Per questo motivo ho preso le melodie principale di queste “mezze” canzoni ed ho riscritto un’unica canzone.
ROMA
Roma è stato il primo pezzo che abbia mai scritto in vita mia, quello che ha iniziato tutto.
È stata l’unica canzone, insieme ad un’altra, che avevo come repertorio.
Tutto questo per due anni, facevo le prime apparizioni nei pub eccetera suonandole a ripetizione.
Anche in Inghilterra, a Manchester in erasmus suonavo questa canzone ed altre cover.
Sarebbe dovuta uscire quattro anni fa ma poi non so perché non è mai uscita.
Ho deciso di inserirla nell’album per renderle giustizia.
PENISOLA
Questo pezzo che da il titolo all’album era già stato scritto tre anni fa prima del disco ed è il pezzo a cui sono più affezionato.
L’unico scritto in Calabria durante le vacanze di Natale ed è un po’ un’immagine del mio paese, luogo di nascita dove spesso mi sono sentito un’isola.
È stata registrata in presa diretta in studio, chitarra e voce e poi è stato aggiunto un pianoforte.
ASTRONAVE
Astronave rappresenta la pesante influenza che i Beach Fossils hanno avuto in questi ultimi anni e soprattutto a Dicembre, periodo in cui è nata questa canzone.
La sua prima forma è nata in sala prove, dove con Andrea (Il Mex), abbiamo suonato tutti gli strumenti.
Siamo usciti, presi benissimo ma appena entrati in macchina un autobus dell’ATAC ci ha fatto la fiancata distruggendo non solo uno specchietto ma tutto il nostro entusiasmo.
Ascoltate, dunque, questa canzone perché abbiamo rischiato la vita per far si che arrivasse alle vostre orecchie.
I LOVE AMERICA
Doveva essere la prima traccia del disco
È un gioco di parole, non parlo dell’America ma della Calabria per questo “America – Kalafrica”.
Il sud rappresenta la mia piccola oasi, la mia piccola isola, la mia California.
È un trip di ricordi legati alla mia adolescenza ed all’inizio della mia vita adulta.
Ascoltatelo in cuffia.