Se parliamo di R&B americano siamo tutti d’accordo nel definire gli anni ’90 l’età dell’oro del genere: quel decennio è stato l’apogeo di un capitolo incredibilmente fertile della black music che ha visto sbocciare artisti emergenti in megastar e megastar cimentarsi nel gioco dell’R&B, ridisegnandone i confini e ampliando il quadro della produzione pop.
Guardando le classifiche Billboard Hot 100 di quel decennio è possibile seguire la curva ascendente della musica R&B americana: dalla metà degli anni ’90 le classifiche statunitensi sono state praticamente dominate da quel sound, in particolar modo dalle sue ballad. Basti pensare a Mariah Carey e Boyz II Men che nel 1995 hanno tenuto la loro One Sweet Day al primo posto in Hot 100 per 16 settimane di fila oppure ad Un-Break My Heart di Toni Braxton (11 settimane sul podio), o a una qualsiasi ballata a caso di Whitney Houston.
Prima che sul finire degli anni ’90 i suoi confini divenissero sempre più porosi e la tendenza a contaminarsi col pop e col rap si inasprisse, l’R&B americano è stato l’R&B americano: morbido, sentimentale, flessuoso, appiccicoso, miglior amico di coreografie sinuose e strisciate, crop top e pantaloni baggy.
Spostandoci all’Italia, definire una scena R&B con la stessa precisione cronologica e “identitaria” è pressoché impossibile.
Quello che ci viene in mente è uno scenario frammentato che, nello stesso decennio in cui dall’altra parte dell’oceano è stato visto come il punto più alto del genere con i suoi protagonisti ben riconoscibili, qui (negli anni ’90, così come negli immediatamente successivi primi duemila) non ha dato forma a un sound compatto tale da poter indicare con chiarezza una scena R&B italiana.
Erano quelli gli anni in cui in Italia si ascoltavano i primi vagiti rap e iniziava a farsi strada una cultura che ammiccava all’esempio americano, generando un sottobosco di tendenze ed esperienze musicali vessillo di un’intera generazione.
Ed è principalmente in seno a quel circuito in cui posse, crew e artisti hanno plasmato la narrazione rap italiana, che l’esplorazione in materia di R&B ha avuto uno spazio.
Sottotono, Neffa, Articolo 31, Dj Gruff erano anzitutto esponenti di una scena rap che, nel corso della loro carriera, hanno sconfinato o switchato in altri generi tra cui il pop, il funky e anche l’R&B. E poi, sì, nel 2001 è arrivato Rosso Relativo di Tiziano Ferro che (nessuno lo può negar) è la prima cosa che più si avvicina agli esempi di ballad R&B americani più su citati.
Era però sempre un R&B in parentesi o, meglio, in appendice. In appendice al rap, seconda spiaggia dopo il rap, breve parentesi in un percorso marcatamente pop.
Non essendoci stata in Italia una vera e propria tradizione R&B, è ancor più evidente quanto negli ultimi due anni si stia imponendo sempre più compatto e ben definito un nuovo R&B italiano.
Un sound che non è più una semplice deriva o incursione in produzioni spiccatamente rap ma piuttosto un genere primario che nasconde derive rap, urban, elettroniche, jazz e soul.
Molti dei protagonisti di questa nuova generazione R&B sono probabilmente già passati per le vostre orecchie o sotto i vostri occhi, leggendo qualcuna delle nostre rubriche degli ultimi mesi: Venerus, Ainé, Arashi, Tommy Dali, Sid sono solo alcuni dei nomi in copertina di questo sound morbido e afrodisiaco, creativo e indubbiamente ispirato da riferimenti stranieri e, infine, esteticamente a fuoco, cool, ricercato.
Se dovessimo identificare il seme di questa fioritura, ammetteremmo che l’impresa è un po’ ardua dal momento che il nuovo R&B è sbocciato in maniera feconda e incontrollabile, tanto che solo ora riusciamo a coglierlo nella sua interezza.
Possiamo però provare a fare un breve excursus senza insistere troppo sui nessi cronologici.
Nel 2018 è uscito il primo singolo di Andrea Venerus, Non ti conosco, che forse potrebbe essere il manifesto di questo sound fluido, crepuscolare e seducente, meglio definito nel successivo Dreamliner e negli EP A che punto è la notte e Love Anthem entrambi usciti per Asian Fake tra il 2018 e il 2019. Difficile che un artista eclettico, talentuoso e misterioso come Venerus potesse passare inosservato. Difficilissimo che quel contemporary soul/R&B non diventasse un punto di partenza, uno stile cui guardare e aspirare.
In casa Asian a risuonare nella stanza accanto a quella di Venerus è la Musica da Camera dei DARRN che è un magma viscoso di R&B, elettronica, pop d’avanguardia: un altro tassello nel puzzle del nuovo R&B italiano.
È il 2019 ed è l’anno in cui Mahmood vince Sanremo con Soldi, l’album con cui debutta, Gioventù Bruciata, va primo in classifica FIMI, diventando disco d’oro nell’aprile dello stesso anno. Il suo contemporary R&B, intriso di sonorità urban e trap, varca la soglia del mainstream dando nuovo vigore a un trend che di lì a poco si è infoltito di singoli, nuove promesse e graditissime svolte.
Nella direzione del nuovo R&B va l’ultimo singolo di Frah Quintale, Buio di giorno, che più dei precedenti si nutre di una nuova luce, morbida e filtrata dalle produzioni ovattate di Ceri, enfatizzata da un delicato falsetto, rallentata al punto giusto.
Il singolo viene definito un “game changer” e arriva dopo i più riconoscibili Contento e Farmacia, sempre fuori per Undamento.
La stessa family ha sfornato altre “hitte” che si inseriscono nella nuova scena: pensiamo al nuovo percorso in italiano di Joan Thiele, racchiuso nel prezioso EP Operazione Oro dove l’R&B va a mescolarsi a beat esotici e agli ormai iconici “uh-uh” buttati qua e là; oppure ancora a Irbis 37 che nel nuovo album Un altro cielo dà voce a un cantautorato torbido, sporcato dall’hip-hop e da atmosfere più black.
È contemporaneo e ammaliante anche l’R&B dionisiaco di Tatum Rush, artista di origini italo-svizzero-americane che ha pubblicato per Undamento l’EP Drinks Alchemici e va ad aggiungere un po’ di spezie piccanti alla scena. Più classico ma non meno affascinante è l’esordio di Arashi, Spiagge Adriatiche, il cui sound e soprattutto la vocalità ci riportano inevitabilmente alle atmosfere vibranti di Mahmood e, in alcuni passaggi, al soul di Ghemon e Ainé.
Com’è chiaro, il panorama si infittisce mese per mese, uscita dopo uscita.
Tra le ultimissime, il delicato Karma di cecilia, fuori per Futura Dischi, l’R&B lagunare di Rareş, ma anche l’EP d’esordio di Missey (Prima parte del celeste) contaminato dai contributi elettronici di Lvnar, Iamseife, SHUNE, Laden Patiens, B.W.B. e OMAKE.
E in questo contemporary R&B c’è anche spazio per una boyband come gli ISIDE e quando si parla delle loro mine non ce n’è per Nessuno.
Sono solo alcuni dei nomi che negli ultimi anni stanno dando una forma a quest’onda calda e travolgente di suoni elastici, sinuosi e metafisici che vanno in direzione del più contemporaneo dei rhythm & blues.
Tra sperimentazioni più coraggiose e reminiscenze più classy, il nuovo R&B italiano ha una schiera compatta di artisti fortissimi che forse per la prima volta riuscirà a imporsi come scena a sé, con dei propri stilemi, e scrivere nella storia una nuova tradizione.
Artwork iniziale di Martina Bliss.