Con questa canzone vorrei ricordarti che
Se vuoi puoi
chiamarmi amico
E quando avrai più bisogno
Ci sarò sempre per te.
Canzone per un amico è la lettera che ogni amico vorrebbe trovare nella cassettina della posta.
A scriverla è Venerus che l’ha registrata e prodotta solo qualche settimana fa insieme a MACE.
Perciò si tratta di un brano spontaneo che è frutto delle esperienze personali di Andrea e quindi di pensieri che avevano urgenza di venir fuori da molto tempo. Allo stesso tempo, però, Canzone per un amico non ha un solo destinatario ma è una dedica corale che risponde a un’esigenza più grande: fare musica per il bene di chiunque la ascolti. Di questi tempi, poi, sentirsi vicini a qualcuno ci rende meno sospesi nello spazio e nel tempo.
Il brano è di una sensibilità disarmante e ispira lo stesso senso di conforto di un abbraccio. Forse tutto merito dell’alchimia pazzesca che c’è tra Vinni e il producer MACE che anche questa volta (grazie anche al delicatissimo contributo di Vittorio Gervasi) hanno fatto la magia.
Abbiamo chiesto a MACE di raccontarci com’è nata la traccia:
Canzone per un amico è un brano che prende un tema di cui si è fatto un uso smodato nella storia della musica e gli dà nuovo vigore, alla luce del momento surreale che stiamo vivendo. La traccia si apre con Venerus che canta “Forse è normale sentirsi soli in un momento così” che è il sentimento che più ci accomuna in questi giorni. Tu come la stai vivendo e che ruolo ha l’amicizia “in un momento così”?
Mi manca molto stare in mezzo alla gente; mi manca la fisicità con le persone.
Ma a parte questo riesco a stare bene, sono super attivo tra musica, letture, esercizi; sto vivendo con serenità e armonia questo momento difficile.
Ma sono un po’ abituato a stare lontano dai miei amici per lunghi periodi, vuoi perché viaggio tanto, vuoi che a periodi mi isolo per scrivere.
Non è facile, ma è sempre molto bello poi rincontrarli di nuovo.
Ci racconti come è nata la traccia?
Siamo partiti da una chitarra e delle congas, c’era un’energia molto Al Green e Marvin Gaye nell’aria quella sera. La mattina dopo Vinni aveva scritto il testo di getto. L’abbiamo mandata a Coltreno – il saxofonista che accompagna Venerus dal vivo e in molte registrazioni sin dal suo esordio – che ci ha registrato il solo finale.
In meno di 24 ore la canzone era finita. Non è stata scritta pensando al periodo che stiamo vivendo, è una lettera universale a un amico in difficoltà. Ma ci ha fatto così bene farla che abbiamo capito che doveva uscire subito, così, senza pianificazioni discografiche, perché risuona alla perfezione con quello che stavamo vivendo.
Negli ultimi giorni siamo usciti con un articolo sul nuovo RnB italiano. Da producer qual è la tua visione (ma anche previsione) in merito?
Non amo questo continuo cercare, rifare o definire la versione Italiana di qualcosa che esiste già là fuori.
Nello specifico del genere poi in Italia non abbiamo le voci RnB, non abbiamo la cultura black, non è nelle nostre radici.
Ma se penso a Frah, Mahmood, Joan, sono tutti artisti che adoro, e hanno tutti uno stile molto personale: questa è la vera figata.
Troviamo un altro nome per questa scena? ;)