RUBA AL PROSSIMO TUO (1968)
Premiamo play, e in pochissimi attimi non abbiamo dubbi su dove siamo: Italia, seconda metà degli anni ’60… un uomo dal serioso cipiglio (ma dal cuore romantico) è seduto sul divano e sfoglia il giornale, di tanto in tanto aspira qualche tiro dalla sua pipa… la scena cambia, interno giorno, siamo in un’altra casa, dove una donna con uno sgargiante abito a fiori e magnifici capelli castani, tagliati all’ultima moda appena sotto le spalle, accenna una piccola sfilata davanti allo specchio, pensando all’outfit da indossare per una serata danzante al Piper… nessuno dei due sa che è proprio lì che si conosceranno e più nulla sarà più lo stesso ahhhh (chiaramente questa è solo una mia fantasia – la trama del film in questione si sviluppa in maniera leggermente diversa – ma in fondo cosa importa? :D)
Tornando alla musica, la colonna sonora si sviluppa in una maniera piuttosto tipica – un tema principale (in genere quello che ascoltiamo nei titoli di testa del film ) che viene poi declinato numerose altre volte durante lo svolgimento della pellicola, con arrangiamenti, stili e velocità diverse.
Qui il main-theme è uno swing vivace e jazzato, in cui la melodia viene disegnata all’unisono da un glockenspiel e dalle voci dei “Cantori Moderni” di Alessandro Alessandroni e quella di Edda Dell’Orso, l’ugola designata dal Maestro Morricone per un numero sterminato di registrazioni, e senza la quale la musica di Morricone, semplicemente non sarebbe stata la stessa (stessa cosa naturalmente vale per il famoso fischio di Alessandroni, presente anche qui in maniera discreta, e la batteria di Renzo Restuccia, iconico batterista Napoletano papà della cantante Marina Rei, molto spesso dietro le pelli anche nell’orchestra del Festival di Sanremo).
Nella parte “B” del tema, imprevedibilmente la ritmica si anima, trasfigurandosi in un beguine/Samba, stupendo! Ogni volta che arriva questa parte, comincio a muovere le spalle come una piumosissima ballerina del Carnevale di Rio!
L’altro momento musicale topico è quello che possiamo sentire in “sequenza 8” e successivamente nei titoli di coda – una sorta di cha-cha Lounge in cui le tre note della melodia vengono disegnate da un sintetizzatore con un timbro incredibilmente simile a quello di una voce umana (o di una rana?!)
quasi come se Morricone avesse qui preconizzato, anni prima della sua effettiva creazione, il suono del Vocoder (un sintetizzatore che permette di “robotizzare”la voce umana, utilizzato tra gli altri da gruppi come i Daft Punk e i Beastie Boys).
Eccellenti momenti ritmici e Beat (come ad esempio quello che possiamo ascoltare al segmento 9) completano un lavoro sicuramente riuscitissimo ed ispirato del Maestro!