Campi Elasi è l’EP d’esordio della cantautrice e producer alessandrina Elasi, uscito il 28 ottobre 2020 per Neverending Mina con distribuzione Artist First.
Le sei tracce che lo compongono definiscono il multiverso sonoro dell’artista che attinge all’elettropop così come all’afrobeat, all’house e al funk in un dialogo a più voci tra influenze differenti.
Un indizio della sua costante sperimentazione è il fatto che in più di una traccia dell’EP ci sia l’intervento (da remoto) di musicisti provenienti da diverse parti del mondo (Armenia, Singapore, Mali e Brasile).
Questa ricerca fa sì che Campi Elasi sia un luogo musicale e culturale dai confini fluidi, un nuovo luogo mitico che Elasi ha disegnato per concederci una graditissima evasione dal posto in cui ci troviamo adesso.
Accogliamo l’invito e scopriamo le influenze musicali di Elasi nei cinque brani qui sotto:
1. Baianà – Barbatuques
Un pezzo fatto da voci, corpi e un solo scacciapensieri. Ognuno di noi è uno strumento musicale unico al mondo: dovremmo imparare a creare ritmi e suoni con il nostro corpo, interiorizzare e far nostra la musica, prima di studiare un qualsiasi altro strumento.
2. Could Heaven Ever Be Like This – Idris Muhammad
La ascolto quasi tutti i giorni, perché racchiude tutto quello che vorrei sentire in una canzone: gli arrangiamenti vocali ereditati dal gospel, l’orchestra che a un certo punto comincia a jammare con eleganza durante la rec, le vibre funk che ti fanno ballare e un titolo bellissimo.
3. Come Meh Way – Sudan Archives
Questa artista mescola tradizione a contemporaneità con minimalismo, eleganza, originalità, groove e colore. Non è molto conosciuta, ma è stata di grande ispirazione per le mie produzioni in cui ho mescolato l’elettronica a strumenti tipici di Paesi lontani dal nostro (musicisti da Bali, Armenia, Brasile, India, Mali, Singapore, Perù hanno suonato a distanza sui miei pezzi lavorando con me in remoto da diversi angoli del mondo).
4. Lotus Eater – Mura Masa
Mura Masa è uno dei miei produttori preferiti (insieme a Mark Ronson, Arca, Nicolas Jaar, Tyler the Creator, Quincy). Scelgo questo pezzo perché mi fa scoppiare la testa: è costruito con libertà di struttura, ritmi incastonati e suoni unici. Mi porta in 10 mondi emotivi diversi in solo 2.25 min.
5. I am the Walrus – The Beatles
Come quinto pezzo ero indecisa tra una hit come Get Lucky dei Daft Punk o I Feel Love di Donna Summer + Moroder e un pezzo dei Beatles. Scelgo I am the Walrus perchè quando l’ho ascoltata la prima volta mi ha cambiato la vita: questo pezzo sembra una formula magica di colori, giochi di parole surreali, un arrangiamento che non smette mai di sorprenderti e lo sfaso sul finale che ti fa viaggiare su un pianeta che non c’è.