Lo scorso 31 ottobre Flying Lotus twittava “The weight of this moment. My soul is crushed”.
Solo due mesi dopo sarà possibile capire che il 2020 era riuscito ancora a portarci via qualcosa, e stavolta senza che neanche ce ne accorgessimo.
L’annuncio postumo della dipartita di Daniel Dumile è stato un fulmine a ciel sereno, un colpo difficile da incassare per chi ha conosciuto il nome DOOM dalla copertina di un disco prima che da un fumetto Marvel.
Individuo schivo, imprevedibile e spesso inaffidabile, come raccontato dallo stesso FlyLo nel suo ultimo live su Twitch (trascritto qui), Daniel Dumile è cresciuto per le strade di Long Island, dove già da ragazzino aveva visto una breve ma rapida ascesa come rapper nella crew KMD sotto lo pseudonimo di Zev Love X.
A distanza di qualche anno, però, arriva una cesura improvvisa: il fratello minore, anch’egli parte della crew, perde la vita in un incidente stradale. Il gruppo si disgrega, Dumile si ritira dalle scene e cade in stato di semipovertà. Eppure, come nelle migliori storie, il nostro eroe si fa forza, alza la testa e risorge dalle sue ceneri: è così che dopo qualche anno ricomincia ad esibirsi, ma questa volta non vuole farsi riconoscere. I primi tempi si presenta agli open mic con una calza da donna che gli copre il volto, un po’ come farebbe un ladro. Ben presto, però, adotterà un espediente migliore, mostrandosi al pubblico con indosso quello che da allora in poi diventerà il suo marchio di fabbrica: una copia esatta della maschera di ferro indossata da Massimo X Meridio ne Il Gladiatore.
Dumile si ribella a quel sistema che vuole vendere l’artista prima del prodotto, l’immagine prima del sound. È diventato il villain, il cattivo della sua stessa storia, ma come il celebre Doctor Doom di Marvel egli ruba quantità per dare qualità, ama i suoi bambini e conserva un cuore d’oro. Dalla combinazione di questi elementi nasce MF DOOM, l’alter-ego più amato dell’hip hop underground, un personaggio che riesce a fare la storia quasi senza volerlo. “Penso che i dischi che ho fatto li avrei fatti comunque, anche se non avessi avuto un contratto discografico e li avessi solo messi nella mia libreria senza che nessuno potesse sentirli”, ha dichiarato durante una delle sue rarissime interviste. Se così fosse stato, probabilmente anche tutti i suoi costumi da supereroe sarebbero rimasti impolverati nell’armadio: non avremmo mai conosciuto Metal Fingers il beatmaker, né Victor Vaughn, giovane protetto di MF DOOM, e neanche King Geedorah, la fiera rettiliana extraterrestre sua consigliera.
Per ultimo, non si può parlare di MF DOOM senza parlare del suo incontro con Madlib e di quella preziosa creatura battezzata Madvillain. Se il loro primo incontro non ha nulla di romantico (è una conoscenza in comune a metterli in contatto), quelli successivi avranno luogo in un rifugio antiaereo di Los Angeles in cui Madlib aveva settato il suo studio e daranno vita ad alcuni dei versi più poetici e liricamente ineffabili della storia del rap
“Durante le sessioni io e Madlib parlavamo a stento. Lavoravamo senza sosta: lui mi faceva sentire un suo beat, io gli facevo sentire un mio joint. Era una questione di telepatia”.
La cover photo di Madvillainy è la prima foto ufficiale di MF DOOM, che fino ad allora si era limitato a farsi riprendere durante i live set, ma non si era mai prestato ad un servizio fotografico. Una grafica essenziale, vagamente ispirata al primo album di Madonna nell’inquadratura e nell’impiego di un unico segno distintivo colorato, incornicia lo sguardo severo di un Artista che dietro quella maschera non si nasconde, ma porta avanti la sua ribellione e cerca la sua vendetta. “Chiunque può essere il cattivo”, diceva. “Non importa se sei uomo, donna, di che razza sei… l’importante è solo ciò che hai da dire”.
Bring them flowers while they’re alive, dicono. Di certo alcuni hanno fatto in tempo comprando i suoi dischi o magari, nonostante leggenda voglia che a volte a salire sul palco fosse una controfigura, andando ai suoi concerti. Ai meno fortunati che non hanno fatto in tempo, ma che vogliano comunque onorarne la memoria, DOOM ha lasciato una sola semplice istruzione: just remember ALL CAPS when you spell the man name.
Testo di Alessia Sciotto.