Per capire un trend fino in fondo è necessario che il fumo dell’hype svanisca, così da vederci chiaro e coglierne la bontà. Così, dopo svariati mesi dalla sua esplosione, abbiamo deciso di tracciare una guida allo s l o w e d + r e v e r b.
Nella musica c’è solo una cosa che può spingere un pezzo più delle grandi majors discografiche: l’algoritmo di YouTube.
E lo s l o w e d + r e v e r b è una delle tante tendenze febbrili esplose più o meno dall’aprile scorso proprio perché la piattaforma video più visitata al mondo l’ha subdolamente impiattata agli utenti tramite i correlati, così come aveva fatto con la lo-fi e prima ancora con la vaporwave. Tutti almeno una volta ci siamo imbattuti in una di queste anonime tracks sognanti dal retrogusto macabro che fanno da fondo a frammenti random di anime giapponesi. Ma quand’è che è cominciato tutto? Come fa questo sottogenere non commerciale ad attrarci in modo così persuasivo? E soprattutto perché mai i visual di questi brani sono tassativamente legati all’atmosfera giapponese? Abbiamo una risposta a tutto, ma andiamo per gradi.
QUANDO?
Lo s l o w e d + r e v e r b è figlio di una tradizione trentennale che fa capo alla scena americana e nello specifico al compianto DJ Screw. Negli anni ’90, infatti, egli aveva lanciato una tecnica nota con il nome di “chopped n screwed”, che consisteva nel prendere un pezzo, rallentarlo allo stremo e rielaborarlo con i tricks taglia e cuci tipici del mestiere (skipping beats, stops, scratching…). Già a suo tempo questo mood rallentato, trascinato e, se vogliamo, un po’ sbiascicato, aveva sollevato delle critiche, essendo associato ad una scena suburbana fatta di festini promiscui a base di alcol e codeina. Lo stesso DJ Screw, mancato prematuramente a 29 anni a causa di un’overdose, ironicamente aveva espresso il suo dissenso nei confronti di questa associazione superficiale: “La gente pensa che per ascoltare i miei tapes devi essere fatto o ubriaco. Ma non è vero. Ci sono bambini che comprano i miei dischi, madri e padri, gente che non fuma né beve nulla”. Insomma, categorie attratte da questo sound in modo ipnotico e quasi inspiegabile, così come per noi oggi.
COME?
Il retaggio che il “chopped n screwed” ha lasciato ai posteri perché partorissero lo s l o w e d + r e v e r b non è certamente tecnico. Se il primo, infatti, è il frutto di una rielaborazione vera e propria dei brani e dipende da capacità tecniche e musicali non comuni, il secondo invece potrebbe farlo tuo padre girando due manopole su qualunque programma di produzione musicale. Se poi anche questa vi sembrasse una fatica troppo estrema, caricando un qualsiasi brano su questo sito, la sua perfetta versione rallentata verrà generata automaticamente.
Non è questione di tecnica, dunque, ma di percezione. Il pitch (intonazione) di una traccia vocale, infatti, è determinante nella definizione dell’atmosfera di un brano. Lo sa bene Tyler, The Creator che per ottenere un feeling più tenebroso o più sognante ha pitchato i suoi pezzi innumerevoli volte già dai tempi di “Bastard”.
PERCHE’?
Nel 2004 il producer giapponese Nujabes curò la colonna sonora dell’anime “Samurai Champloo”, generando quel legame ad oggi indissolubile tra il linguaggio grafico nipponico e le sonorità nostalgiche tipiche della lo-fi. E non è un caso che l’associazione diretta con la nostalgia sia il principale elemento di appeal nello s l o w e d + r e v e r b, così com’era accaduto per la vaporwave ormai 10 anni fa. I bpm rallentati, l’eco incessante e la malinconia delle voci distorte amplifica il respiro delle tracce e, oggi come non mai, lascia sufficiente spazio per riflettere sulle vite che non abbiamo mai vissuto e su un passato felice che non tornerà. Proprio questo passato per noi millennials corrisponde ad un’infanzia presumibilmente vissuta negli anni ’90 incollati a sognare davanti alla TV, sogni di cui oggi ci è concesso assaporare solo questo malinconico surrogato musicale che comunque misteriosamente ci soddisfa e di cui non riusciamo più a fare a meno.