Alla tredicesima nomination, finalmente King Nas ha ricevuto il suo Grammy. Nonostante secondo molti la narrativa dell’album rimanga su una linea inferiore rispetto a grandi milestones del passato come Illmatic e It Was Written, la copertina di questo disco per noi è già sufficiente per dire che questo premio è più che meritato. L’immagine ritrae un dipinto ad opera dell’artista afro-cubana Harmonia Rosales, la cui narrativa è incentrata sul decostruire il linguaggio dell’iconografia cristiana rinascimentale reinterpretandola, nel simbolismo e nelle allegorie, in una chiave afrocentrica. Nello specifico, l’artista ha dichiarato che Nas le ha lasciato completa libertà compositiva e che tutto quello che avrebbe voluto era l’immagine di un banchetto. I riferimenti alla cultura nativa africana sono innumerevoli, da quelli più banali come i lineamenti dei putti, a quelli più ancestrali come l’uso del colore rosso per coprirne i corpi, a simboleggiare il sacrificio che prima o poi ti porta a raggiungere ciò che vuoi. E Nas, dopo questo primo Grammy, ne sa certamente qualcosa.