“Hey, mommy? What’s an allegory?” chiede un ragazzino alla madre mentre si avviano verso il camioncino dei gelati. Per la donna allungare un dollaro al gelataio è un gesto che pesa come un macigno. Nell’aria si libra un jingle dall’aria estremamente familiare, che da tempo immemore annuncia l’arrivo del gelataio in ogni angolo degli Stati Uniti. Pochi lo sanno, ma la donna sì: quel jingle è stato inventato da un uomo bianco di nome Harry C. Brown nel 1916 e si intitolava “N***a Love A Watermelon”, in riferimento all’unica attività permessa agli schiavi afroamericani durante la detenzione, ossia la coltivazione e la compravendita di angurie. Questa storia la racconta Royce da 5’9” nel suo ultimo disco, insieme a tante altre più o meno esplicite. La copertina mostra un dollaro alterato che brucia in nome delle lotte sociopolitiche dell’ultimo anno. Non è un racconto semplice, ma segue un unico filo conduttore: le cose non sono mai come appaiono. La battaglia non si ferma.