“chiudere un occhio non parlarmi d’altro e pensarci altrove. Ora vorrei a 26/27 anni aprire un occhio“
Nel Mentre (Lato A) è il primo disco di maggio uscito venerdì per Asian Fake.
Parla di cerchi che si chiudono e altri che si aprono, di come “nel mentre” si può cambiare e avere una maggiore coscienza del momento presente, oltre che di se stessi.
L’album è una narrazione di questo confronto che ha portato maggio ad una svolta, anche da un punto di vista musicale: questo disco è molto più agile e pop dei suoi lavori precedenti e ci fa entrare in sintonia col racconto.
Quella di maggio è una scrittura muscolosa e straripante, lucida anche quando è offuscata dalle sue tribolazioni. Nel suo disco di debutto questo è ancora più evidente perché, come suggerisce il titolo, è all’incrocio tra un prima e un dopo e rappresenta un percorso segnato da svolte, frenate e ripartenze.
Nonostante la verbosità sia già a dei livelli alti si avverte che c’è ancora tanto da dire e per questo non vediamo l’ora di ascoltare l’altro lato del disco.
Quella che segue è una chiacchierata con maggio dalla A alla Z: una domanda per ogni lettera dell’alfabeto.
Aprire un occhio. Partiamo dalla fine e raccontaci la chiusura del disco.
La chiusura del disco (che poi sarebbe la metà) era per me quasi necessaria a sigillare la prima parte. Essendo un percorso di brani ambientato quasi tutto al di fuori del “tempo oggettivo” che viviamo, sapevo che mi sarebbe servito un momento in cui collegarmi al mondo reale, per affrontarlo. E perciò è nata “aprire un occhio”: portarmi quello che ho trovato nei primi sei brani in questa vita che tutti a nostro modo stiamo cercando di capire come vivere in questo periodo. Ci vedo tanta presa di coscienza e tanto cuore con tutto ciò che ho vissuto e al contempo una rinnovata razionalità nata per farmi stare più attento nei confronti miei e di quelli delle persone che ho attorno.
B di brani. Quelli che ti hanno cambiato la vita.
Ce ne sono tanti, molti di più dei titoli che dirò, che mi porto dietro e che non lascerò mai.
“See These Bones” dei Nada Surf, “Down On My Head” degli Yellowcard, “Intro Orange County” di Tedua, “Inní mér syngur vitleysingur” dei sigur rós, “Kids Will Be Skeletons” dei Mogwai e tanto altro.
Più che cambiarmela mi hanno convinto a darle più valore, alla vita.
Ci volo. La traccia dell’album che ti fa volare e ci farà volare.
“aprire un occhio” secondo me è quella che con il volare ha più a che fare.
D come debutto live di quest’album. Come te lo immagini?
Non me lo voglio immaginare per ora. Avrei paura di godermelo di meno.
Emo-rap. I tuoi dischi preferiti.
MANUALE DI SOPRAVVIVENZA PER FIATI CORTI.
F di foto di dove sei ora.
G come la tua giornata tipo.
Tutte quelle in cui non mi chiedo come sto sono ottime giornate tipo per uno che non ha una vera routine. Probabilmente ci sarebbe una parte in cui me ne sto tranquillo a rilassarmi da solo in casa.
Hai una macchina del tempo. Dove vai?
A cazzeggiare per davvero come non ho mai realmente fatto quando stavo al liceo.
I fiati corti hanno imparato a sopravvivere?
Sono cresciuti, ma non si smette mai di imparare (per fortuna).
Juke-box. Una canzone che ti ricorda l’infanzia.
Chicco e Spillo di Samuele Bersani.
Klen Sheet. Com’è nata la crew e qual è il suo punto di forza
È nata quando il mio cane Klen se n’è andato nel 2016. Per non scordarlo mai. Il punto di forza è che i sentimenti sono più forti di tante altre cose.
L come Lato B. Cosa dobbiamo aspettarci?
Quello che succede una volta aperti gli occhi dopo averli chiusi: nuovi modi di vedere il mondo fuori, meno confusione, ma so’ sempre io.
Milano. Che rapporto hai con questa città?
È il posto in cui mi sono definito e dove mi sento molto più cosciente riguardo quello che voglio fare nella vita. Le voglio bene e mi ci trovo bene, ma il mio accento parla chiaro.
Nel mentre: un tempo di mezzo. Che cosa c’è nel prima e nel dopo?
Per me il tempo di mezzo vuol dire evolvere o rimanerci per sempre per cui per me prima c’è quello che ero e poi quello che sarò.
Ora vorresti
mangiare la cena che Ngawa sta cucinando.
P come Pietro Paroletti. Raccontaci della vostra collaborazione.
Mi ha scritto su whatsapp ad aprile 2020 per “Adulti” e da lì visto il tifo comune per l’AS Roma ci siamo beccati quasi ogni volta che sono sceso giù. Fare le canzoni ci viene spontaneo e in maniera molto liscia. Per me è sempre un’occasione di crescita e di confronto.
Q di quella volta che ti sei proprio divertito.
18 febbraio 2020, Ostello Bello.
Roma. Quanta Roma c’è in questo disco?
Roma c’è sempre anche quando parlo di Milano, al massimo gli altri non lo noteranno.
S di sognare in grande. Artista top con cui ti piacerebbe collaborare.
Mogwai.
T di Tanca. Secondo te qual è il punto del vostro equilibrio artistico?
Il momento in cui entrambi diciamo “facciamo un pezzo”.
Una cosa bella che non dimenticherai mai.
Il live al MI AMI.
Ventisei/ventisette anni. Che momento e che sensazioni descrive?
Un momento di merda che dovevo per forza affrontare a modo mio.
Wow! Un concerto che ti ha emozionato parecchio.
Un live de I cani all’Atlantico.
Xanax. Un disco che per te è meglio di un ansiolitico.
Ágætis byrjun dei sigur rós
Y di Youtube. Il tuo video preferito.
Z di zelo. In una scala da 1 a 10 quanto sei meticoloso quando scrivi?
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