LA FORMA DELL’ARTE
La storia dell’arte è forse l’unico elemento che si inserisce nel racconto del quotidiano, non abbiamo mai voluto scadere nella citazione palese, piuttosto preferiamo utilizzare dettagli e retroscena che stanno dietro alle vite degli artisti che più ci affascinano, lasciamo che la nostra vita sia contaminata da quelle scene, cerchiamo di farne dei parallelismi.
GONNA v5 parla implicitamente di Basquiat, dei suoi problemi infantili di salute a seguito di un incidente che sono stati poi fondamentali nella sua ricerca artistica strettamente legata all’anatomia, citiamo poi la Factory argentata dell’amico Andy Warhol a New York City. Sono luoghi e storie che ci affascinano e che sono simili per minuscoli dettagli alle nostre esistenze. In CHE MUTANDE HAI v9, citiamo Hopper e la sua poetica del voyeurismo nella quale ci riconosciamo moltissimo, siamo attratti dalle finestre aperte sulle vite degli altri, affascinati dal sapere cosa fanno le persone che ci circondano consapevoli a volti di rischiare di addentrarci troppo nel loro privato.
asimmetrico v10 è una dichiarazione di stima per Ólafur Elíasson che indaga sulla spazialità e il rapporto tra l’uomo e i fenomeni che lo circondano: la nebbia, il cemento, le architetture del nostro corpo e il ponte subacqueo che collega Copenaghen e Malmö. Per concludere con le ninfee di Monet in IO HO PAURA v0, opera che mi ha segnato dopo averla osservata al Museo Orangerie dandomi un senso di solitudine totale. Ho immaginato le mie serate in una casa vuota al buio, sono stato sinceramente male. La solitudine e la pace che ho sempre odiato, si sono palesate di fronte a me in una delle opere d’arte più belle e iconiche di sempre.