Dicono che alla fine si torna sempre nei posti in cui si è stati bene.
Ricordiamocelo tra qualche tempo di tornare a questo Lato Arancio di Banzai, il nuovo lavoro di Frah Quintale, perché è un posto in cui siamo stati infinitamente bene.
Opposto e complementare al Lato Blu uscito lo scorso anno, quest’altro capitolo della ruota cromatica di Frah è luminoso e caldo, come una gerbera che rinasce sotto al primo sole.
In qualche modo è proprio con la spontaneità e la bellezza dei fiori che hanno a che fare questi dieci brani nuovi di Frah Quintale: crescono in ogni direzione, dal funk, al pop, alla psichedelia, e sono talmente belli che non possiamo non prendercene cura. Li ascoltiamo uno in fila all’altro e ci fanno stare bene: una soddisfazione simile a quando vediamo il primo fiore spuntare dal terreno che abbiamo con cura annaffiato.
Con Banzai (Lato arancio), Frah ci insegna a prenderci cura delle cose, nonché di noi stessi. Lui sembra averlo fatto, lasciando andare le cose malsane ma tenendosi stretti i ricordi, e ora sta a noi fare lo stesso.
Si può iniziare ancora una volta dai fiori, scenario perfetto di questa versione piano e voce di Sempre bene con Frah Quintale e Ceri.
Guardala qui e poi leggi l’intervista a Frah qui sotto.
Ciao Frah, ci sentiamo in un giorno importantissimo. Come stai e come sta andando il disco?
Bene. Sto autografando dei vinili in questo momento. Sono in studio Undamento e sono arrivati stamattina i vinili, ho ricevuto gran bei feedback finora, quindi bene, son contento.
Sulla scelta dei colori che danno il nome ai due lati di Banzai. C’è un pensiero associativo dietro che ti ha portato a scegliere il blu e l’arancio, piuttosto che altri colori? Diciamo che in realtà oltre che le atmosfere, mi piace l’idea del fatto che essendo il blu e l’arancio due colori complementari, mi sembrava che il Lato arancio fosse il disco complementare del Lato blu. Quindi mi piaceva questo viaggio, tra due colori che rappresentano uno un po’ la notte e uno un po’ il giorno o comunque la luce. Forse il filo conduttore tra i due dischi è che il mood del Lato blu è un po’ turbolento mentre invece quello arancio riguarda l’accettazione sulla fine dei rapporti e in qualche modo chiude un po’ il cerchio.
Parlando di periodi turbolenti e di rinascite. Veniamo da un periodo piuttosto complicato, fatto di solitudini e distanze: tu cosa ricordi del “primo giorno di vacanza dopo un anno da dimenticare“?
In quel pezzo in particolare (“Si può darsi”, ndr) racconto di un viaggio più mentale che fisico. Un aneddoto legato a quel primo giorno di vacanza dopo il lockdown è che ci siamo mangiati dei funghetti allucinogeni con gli amici (ridiamo entrambi, ndr). Venivo da un anno molto blu chiuso in studio, e quindi al di là dei funghetti si è creata proprio una bella atmosfera, ho scaricato un bel po’ di tensione e me lo ricordo con gioia, per cui ho scritto di quest’episodio. Molto velatamente, ho parlato di quella cosa lì.
Ah, allora ecco perché non serviva una mappa…
(Ride, ndr) Esattamente, sì.
So che a te piace spesso cambiare pelle e ho notato che questo disco, anche rispetto al Lato Blu, prende ancora un’altra direzione, che è quella più psichedelica. Ci ho sentito molto i Tame Impala, ad esempio.
Certo. Già nel Lato blu cominciava questa cosa che poi nel Lato arancio abbiamo approfondito, non so se sia stato per un certo tipo di esperienze psichedeliche (ride, ndr) ma è stata comunque una cosa molto naturale. I Tame Impala e tutta quella roba là mi piace molto, la sento molto mia e per questo prendere quella direzione è stato molto spontaneo, senza grandi forzature, e son contento del risultato e soprattutto che tu abbia notato questa cosa.
Nel giorno della release, Ceri ha scritto che questo è stato il disco più difficile ma anche il più bello al quale ha lavorato. Volevo chiederti come funzionate voi due assieme e, in particolare, come è stato il vostro workflow in questo disco.
Funzioniamo negli stessi modi nel senso che delle cose partono più da me e invece delle altre cose partono un po’ più da lui. Per questo disco in particolare, in realtà alcuni pezzi sono usciti mentre lavoravamo al Lato blu e li abbiamo tenuti da parte. Il workflow è stato un po’ recuperare quelle cose che avevamo messo da parte ed altre nuove che son saltate fuori in maniera abbastanza spontanea. Per mesi abbiamo riscritto strofe mille volte. È stato un bel travaglio, molto difficile devo dire.
Parlando sempre di collaborazioni, l’unico feat. del disco è quello di Franco126 in Chicchi di Riso. Come l’hai scelto, com’è nata la collaborazione?
Beh diciamo che è nata in maniera abbastanza spontanea perché, a parte il fatto di aver condiviso Ceri come produttore abbiamo anche condiviso lo studio, nel senso che comunque lui veniva qua (in Undamento, ndr) a fare delle session. Nel Lato blu avevo messo come unico featuring Irbis37, nuova leva che spacca, invece a sto giro volevo avere un featuring importante e tra me e Franchino c’è un bel feeling, secondo me. Era abbastanza chiamata la cosa nel senso che prima che ci fosse un’opzione la gente chiedeva “Quand’è che ci fai un pezzo con Franchino?”, poi abbiamo fatto anche vacanza insieme in Sicilia quest’estate quindi era arrivato il momento di fare questa cosa.
Raccontaci di “Sempre bene” e da dove è venuta l’idea di girarci un video live in un vivaio a Milano.
Quel ritornello ce l’avevo da parte da veramente tanto tempo ed era una cosa molto importante. L’ho scritto in un periodo davvero un po’ buio della vita mia, tipo nel 2015. Abbiamo riaperto gli hard disk ed è risaltato fuori e ho detto: “aspetta, ci dobbiamo lavorare”. Si è incrociato quel ritornello lì in particolare sulle relazioni della mia vita e son contento perché è molto un’autoanalisi, parla di accettazione del lasciar andare le cose, che è un po’ quello che sto provando a fare con questo disco.
Mentre per la scelta della location, quando abbiamo fatto quel pomeriggio in giro a mettere le gerbere in giro per Milano le avevamo ordinate da questa serra in Bovisa che è molto bella e volevamo fare un piano e voce da qualche parte in uno spazio particolare e allora le ragazze di Undamento hanno avuto l’idea di tornare là perché la location è speciale e poi ci sembrava il posto giusto perché anche nel disco ci sono un sacco di fiori e quindi per l’ennesima volta si è chiuso un cerchio.
Sì, ci sono un sacco di fiori in questo disco e c’erano anche già nella promo che definirei gentile non solo per l’atto in sé di distribuire delle gerbere in giro per strada ma proprio perché a differenza di altre non è stata per nulla invasiva.
Mah, sempre a proposito di eventi e cose che si incrociano mi era stata regalata una gerbera e tornando a casa con sto fiore in mano, mi è sembrata proprio una cosa bella, anche da disegnare: una bella simbologia, camminare con un fiore. E quindi abbiam deciso un po’ di far ruotare tutta la comunicazione attorno a questa cosa e secondo me anche il fatto di regalare un fiore è un bel gesto perché stai dando alle persone una cosa di cui prendersi cura. All’inizio volevamo fare tipo una sorta di guerrilla marketing, mettere in giro delle piante e basta però alla fine ho pensato che sarebbe stato carino regalarle ai fan tramite una caccia al tesoro, poi in quel periodo stava ritornando tutto giallo, era una domenica, era anche un po’ una scusa per far tornare le persone a uscir di casa. È stata davvero un’idea super spontanea e genuina e ho visto che ha funzionato tantissimo, in molti ci hanno scritto: “grande, che figata questa cosa che avete organizzato” e io rido perché non è una cosa che abbiamo organizzato ma che è successa. È sempre divertente quando succedono ste cose.
Quali sono gli sfizi che vuoi toglierti con questo disco?
Sono molto carico per il live e al di là degli sfizi è una gioia poter suonare live e mi va bene abbastanza tutto. Ero un po’ preoccupato delle persone sedute ma penso che sono arrivato a un momento in cui mi sta bene davvero tutto: già suonarlo in giro, al contrario del Lato blu dove non è stato possibile, è uno sfizio. Molto difficile è stato fare una scaletta perché porteremo sia il Lato arancio, sia quello blu e poi Regardez Moi e per la prima volta siamo con la band, in formazione a 4: saremo io, Bruno Belissimo al basso e il fratello Bonito alla batteria, Benjamin Ventura alle tastiere. È anche uno sfizio poterlo suonare con una band, finalmente.
Ultima domanda: ti chiedo se hai un pezzo preferito del disco o uno a cui sei legato di più. Il mio è il più triste di tutti: Se avessi saputo.
Ti direi Sempre Bene perché è stato un pezzo su cui abbiamo puntato, ragionato e lavorato tantissimo. Delle volte ho detto “vabbè io sto pezzo lo mollo, non ce la faccio” e invece alla fine a forza di sbatterci la testa sono molto contento di quello che è uscito. Invece la mia seconda preferita è Pianeta 6, perché era da un sacco che volevo fare una cosa un po’ French touch così e son molto felice del risultato.
Dai mi sa che è tutto. Grazie e in bocca al lupo.
Sei a posto? Da paura! Crepi, a presto.