“No more emphasis on the hiatus part of Hiatus Kaiyote from now on”. Così lo scorso 16 marzo veniva annunciato Get Sun, il singolo pilota dell’attesissimo nuovo album degli Hiatus Kaiyote dal titolo Mood Valiant uscito lo scorso 25 giugno per Brainfeeder, l’etichetta di Flying Lotus.
Senza aver ascoltato neanche una nota del disco, è già sufficiente questa caption di IG a farci abbassare mestamente la testa e mettere una mano sul cuore. Del resto, a tutti almeno una volta nella vita sarà capitato di dire: “Ma cosa aspetta *nome di musicista* a far uscire un album?” pensando che probabilmente *nome di musicista* starà sguazzando in una piscina milionaria fregandosene della nostra attesa e facendo la bella vita con i nostri soldi. Stavamo forse enfatizzando uno iato senza avere gli strumenti per poterlo fare? Forse sì, e la storia di coraggio e determinazione che ha portato gli Hiatus Kaiyote a partorire Mood Valiant ne è la riprova inconfutabile.
Nel 2018, attraverso questo meme fortemente sdrammatizzante, Nai Palm annunciava su IG di avere un cancro al seno. “Lo dico perché spero che non continuiate a pretendere troppo da me tutto il tempo. […] Sono pervasa dall’ansia mentre ogni giorno provo ad essere coraggiosa e paziente di fronte alla cosa più spaventosa e destabilizzante che abbia mai affrontato”. Di fronte a questo post, dunque, l’impazienza e la tensione di tutti quelli che da tre anni ormai aspettavano il sequel di Choose Your Weapon si è ridotta in un pugno di mosche.
Al di là di qualsiasi pietismo, la battaglia di Nai Palm è una chiave fondamentale per la lettura di quest’ultima fatica degli Hiatus Kaiyote. E’ sempre stato chiaro come il sole che Naomi fosse l’estro creativo del gruppo, ma Mood Valiant in particolare risulta essere lo specchio di una storia personale, a cominciare dal titolo e dalla ragione per cui il concept dell’intero album ruota intorno ad un’automobile.
“Quando ero piccola mia madre portava i suoi 6 figli scalmanati nel retro di due macchine. Erano due Valiant Safari Station Wagon del 1967. Una era nera, l’altra era bianca”, racconta Nai Palm su IG. “Nei giorni in cui era di cattivo umore, guidava quella nera, che io chiamavo la Bat Mobile”. Un bellissimo ricordo che giustifica una parte dell’identità del disco, incentrata intorno ad una Valiant bianca, ma il cui amaro seguito spiega tanto di ciò che di esso rimane intangibile. La storia, infatti, prosegue con la prematura scomparsa della madre di Nai Palm a causa di un cancro al seno, lo stesso male contro cui lei stessa stava combattendo prima di registrare le tracce vocali del disco, di cui parte degli arrangiamenti erano stati già scritti prima della diagnosi.
Come tutte le eroine e gli eroi più valorosi, dunque, gli Hiatus Kaiyote sono tornati per raccontare una battaglia connotata da sofferenza e amore per la vita. Ogni singolo istante dedicato alla cura di Mood Valiant è lo specchio di una vittoria di gruppo, culminata nel 2019 con la guarigione di Nai Palm e con un viaggio in Brasile che proprio per Get Sun li ha portati a collaborare con un personaggio di cui anche noi avevamo avuto modo di parlare in passato: stiamo parlando di Arthur Verocai, musicista e arrangiatore di punta della scena musicale brasiliana degli anni ’70.
A commento di questo incontro memorabile, documentato in una serie di video di cui al momento ci è dato assaporare un solo assaggio, Nai Palm ha raccontato che la coda di Get Sun contiene un sample tratto da un documentario di Vincent Carelli dal titolo ‘Corumbiara’, They Shoot Indians, Don’t They?. Gli HK hanno sempre affiancato la loro missione musicale ad un sostegno perenne delle battaglie delle comunità indigene di tutto il mondo. “E’ importante viaggiare per cercare l’ispirazione creativa”, riferisce Nai, “ma la cosa fondamentale per me è sempre stata imparare e usare i miei canali per supportare le comunità in cui credo a prescindere dal mio viaggio in Brasile per collaborare con Arthur Verocai. Non si può apprezzare a fondo un luogo senza rispettare ed imparare dai suoi custodi primordiali”. Per altro, questa stessa posizione è rinforzata dall’artwork del disco, un dipinto ad opera di Amy Lou, in arte Neo Nebula, discendente di una comunità tribale del Bundjalung, nel Nord-Est dell’Australia.
Come se non bastasse, anche il cover design riporta il tocco finale di Nai Palm che, come indicato sul finale del video di Get Sun, si è occupata del pungente font che ricorre in copertina, che in passato si era già visto su un suo paio di stivali customizzati e che oggi riappare sulle fiancate della Valiant e in tutti i visuals.
Forse è arrivato il momento di togliere la mano dal cuore e alzare la testa per riascoltare questo capolavoro con una punta di gratitudine in più e con la nuova o rinnovata consapevolezza che i musicisti, prima di essere i nostri eroi, sono in primo luogo delle persone.