In un fresco giorno di maggio del 2009, un gruppo di ragazzi si riunisce come ogni giorno davanti alla Roundhouse di Londra a fare freestyle. Tra loro c’è una ragazza di nome Simbiatu, per gli amici Simbi. Qualcuno riprende col cellulare una delle sue barre, in cui dice “They say they wanna be a superstar, but are they gonna work hard to achieve that?”.
Con Sometimes I Might Be Introvert, uscito il 3 settembre per la sua etichetta Age 101, Little Simz ci ha dimostrato che il duro lavoro non è nulla senza un talento puro come il suo. Questo disco, infatti, rappresenta per lei il salto di categoria definitivo dalla scena underground a quella mainstream in senso stretto, strada già intrapresa con Grey Area nel 2019 e battuta fino ad ottenere una nomination al Mercury Prize.
Che l’acronimo incastonato nel titolo di questo raffinatissimo lavoro di 19 tracce sia proprio SIMBI non è un caso. Nel disco, infatti, Simz si fa portavoce di temi universali, utilizzando come chiave di lettura principale le esperienze che l’hanno segnata personalmente. In apertura troviamo Introvert, prima imponente tappa di una vera e propria spedizione punitiva all’insegna dell’empowerment. Il pezzo, caratterizzato da un denso arrangiamento orchestrale in stile eroico, è la chiave di volta del concept e, attraverso un monito recitato in chiusura da Emma Corrin (“Alone, but not lonely / Your truth unveils with time / As you embark on a journey / Of what it takes to be a woman), accompagna in modo energico la transizione al resto del viaggio.
Woman è uno shock per diverse ragioni. La prima è il contrasto con la traccia precedente, disegnato da linee di basso super groovy e velato nei ritornelli da una limpidissima Cleo Sol. Molti ricorderanno che con lei Little Simz aveva già collaborato in Selfish, ed è alla sua voce che la rapper di North London ha pensato in modo esclusivo per le melodie di SIMBI sin dalle prime fasi, così come ha raccontato ai microfoni di Apple Music. Secondo motivo di shock è il visual che ha accompagnato il singolo, uscito il 6 maggio scorso e magistralmente diretto dalla stessa Simz, con la partecipazione di volti noti come quelli di Joy Crookes e della supermodella di Prada Jourdan Dunn.
I riferimenti personali legati alla famiglia ricorrono in tutto l’album, ma in I Love You, I Hate You raggiungono il massimo dell’evidenza. Inizialmente scritto come uno sfogo e non previsto nella tracklist dell’album, questo brano racconta la complicata relazione di Simbi con il padre assente senza lasciare nulla di intentato o di sottinteso. “Questa canzone è profondamente personale per me […]. C’è voluto molto per scriverla ma sono molto orgogliosa di averlo fatto. Ho dovuto scavare molto in profondità, in posti [della mente] molto disagevoli. Ma penso sia stato per una buona ragione”, ha detto presentando il brano durante l’ultimo incredibile set per il Tiny Desk di NPR.
Little Simz continua a sgranare una serie di perle, ma non è possibile parlare di Sometimes I Might Be Introvert senza citare Point and Kill. Lanciato come singolo a ridosso dell’uscita dell’album, Point and Kill è il secondo e ultimo featuring del disco grazie alla partecipazione del cantante nigeriano Obongjayar, che avevamo avuto modo di conoscere su Colors nel 2019 con Still Sun. In questo pezzo Simbi celebra le sue origini Yoruba cantando in pidgin, dialetto nigeriano derivato da un misto di lingua creola e inglese. E proprio in Nigeria Simz si è recata di recente per girare il videoclip del brano, di una qualità cinematografica e spettacolare che, come i precedenti, rispecchia alla perfezione il feeling dell’intero album. “Questo non è più solo un disco. Questo sta diventando cinema“, ha detto di aver pensato Simbi durante una delle sessions di registrazione del disco agli Abbey Road Studios.
Sometimes I Might Be Introvert si sviluppa attraversando una serie di mood totalmente diversi tra loro: dalla colonna sonora cinematografica di Introvert all’afrobeats spinto dell’appena citata Point and Kill, dal groove di Woman all’hip hop più smooth di Little Q, pt.2 (dedicata al cugino sopravvissuto ai soprusi di una gang), fino a sfiorare un feeling trap con Rollin Stone. Questo non solo non rappresenta un elemento di disturbo, visto il nobile lavoro di fino dedicato ai passaggi tra un brano e l’altro, ma ha rappresentato per Little Simz una grande opportunità per sperimentare in modo ampio e interessante la sua voce su diversi stili e bpm.
Miss Understood, traccia di chiusura del disco, è una confessione a cuore aperto sulla difficoltà di gestire un dono grande come il suo: “Ho messo davvero tutto in questo album” ha dichiarato a Apple Music. “Ho detto tutto quello che volevo dire e Miss Understood è stato l’1% che mancava per dire tutto ciò che avrei voluto in questo album. Se non dovessi mai più fare un disco nella mia vita, penso di aver detto davvero tutto ciò che avrei voluto”.
Se l’evoluzione della società passa dalla musica, questa punta di diamante della scena Londinese è di certo un tassello irrinunciabile del puzzle. Con Sometimes I Might Be Introvert, infatti, Simbi ha vinto la sua introversione e quella di tanti altri, mentre Little Simz si riconferma un’artista di punta dalla quale aspettarsi qualunque cosa.