Quello che vuoi è il nuovo brano di Giovane Giovane, prodotto da Valerio Bulla e uscito ieri per peermusic Italy.
Ha un retrogusto piacevolmente malinconico che dialoga con atmosfere soffuse, beat inequivocabilmente pop e modi di stare al mondo che schivano le mode e le apparenze.
Naturalezza e intimità sembrano essere le due coordinate della musica di Giovane Giovane in un asse che, con la stessa naturalezza della sua penna, ha incrociato la produzione e la direzione artistica di Valerio Bulla.
I due ci raccontano meglio come si sono incrociate le loro strade fino ad arrivare a Quello che vuoi.
GG: “Giovane Giovane è un progetto solista che negli ultimi tempi – non propriamente ultimi: più o meno da un anno e mezzo a questa parte – ha portato al suo interno Valerio Bulla, che nel progetto fa un po’ qualsiasi cosa – producer, art director, grafico, confidente, occasionalmente affidabile cuoco (argomento che affronteremo eventualmente a parte).
Non sono sicuro che Valerio voglia dichiararsi effettivamente parte del progetto GG, ma per come sono andate le cose in questi ultimi 18 mesi tendo a pensare che le sue idee e il suo lavoro siano stati fondamentali perché GG continuasse a esistere nel modo in cui volevo che esistesse – un po’ cervellotico, forse, ma leggetela come si legge una piccola dichiarazione d’amore dedicata a un amico con un talento creativo e un senso della dedizione irreali.
La storia è andata così: ai tempi dei provini del mio primo disco (Jugoslavija, uscito nel 2019), inviai tutto a Valerio – mosso da fiducia e convergenze musicali – per conoscere sua opinione, a lui sembravano buoni e, per farla molto breve, quei provini divennero poi un disco del quale curò le grafiche. Nel corso del tempo quel tipo di confronto su provini, demo e registrazioni orribili dal cellulare si è mantenuto costante, finché in maniera quasi naturale – o almeno, così l’ho percepita io – da un dialogo quasi giornaliero si è passati a tentativi di arrangiamenti, a bozze di pre-produzioni, a sessioni di studio, fino ad arrivare a qui, ossia a Quello Che Vuoi.
Come molte delle mie canzoni, Quello Che Vuoi è nata chitarra e voce – nello specifico volevo buttar giù qualcosa che dall’inizio, in fase di scrittura, avesse già un suo ritmo, e che quel ritmo provenisse dall’uso delle parole e dalla linea vocale; sia a me che a Valerio sembrava che la canzone potesse funzionare – per quanto sia a me che a Valerio il termine non provochi spasmi emotivi -, io gli ho mandato la traccia e senza dubitare mai che fosse la scelta giusta gli ho detto facci quel che senti te, totale libertà.
In sintesi, tutto molto semplice: io ho buttato giù il pezzo, Valerio l’ha preso e l’ha reso un pezzo vero, con il suo gusto che, questa e molte altre volte, è anche il mio gusto.”
VB: “Ho iniziato a lavorare con Paolo, che già conoscevo, solamente nelle vesti di grafico. Negli anni ci siamo sempre consigliati dischi da ascoltare e sulle sue canzoni ho sempre avuto un ruolo più da “amico che dà consigli” che non da produttore. Quando ha iniziato a mandarmi un po’ di pezzi nuovi che stava buttando giù, abbiamo iniziato a lavorarci insieme con l’idea di fare almeno un lavoro di composizione e arrangiamento.
Non c’era una vera e propria idea di dare una forma “finita” ai brani. Tuttavia a forza di metterci mano abbiamo capito di essere così allineati che probabilmente non ci servivano altre figure. Da qui è nata Milioni, la prima collaborazione.
A me è sempre piaciuta la facilità che ha Paolo nello scrivere musica, e il suo naturale piacere nel farlo. Quando mi manda i pezzi quasi sempre sono sotto forma di provini voce e chitarra – o voce e piano. in un certo senso una canzone che ti arriva così “non mente”, se ti piace ti piace per come è scritta. Non c’è un arrangiamento che possa influenzarti.
Avendo molti ascolti in comune ci è venuto naturale provare a fare qualcosa che andasse verso una direzione condivisa; e che, soprattutto, fosse sincera: non abbiamo mai pensato che le canzoni debbano “andare” – le canzoni per natura non vanno da nessuna parte. A me piace pensare che esistano e che chi vuole le avvicini. Il che non implica che fare qualcosa di “pop” e “orecchiabile” sia un compromesso, anzi. Anche un pezzo pop con un giro armonico semplice può essere sinceramente pop.
Quello che vuoi da questo punto di vista è abbastanza calzante. Per la produzione siamo andati in questa direzione; se un pezzo nasce pop è giusto assecondarne la natura e non provare a stravolgerlo.”