Hai presente quella citazione che gira un sacco sui social dove si dice che i generi musicali del mondo derivano tutti dalla black culture? Oggi siamo qua per dimostrarti che è esattamente così, anche per un genere ultra-britannico come il trip hop.
Partiamo dalle basi. Il termine “Trip Hop” viene scritto per la prima volta da una giornalista di Mixmag che nel giugno 1994 non aveva trovato nessun altro modo per descrivere questo lungo quanto incredibile singolo di DJ Shadow. Il feel e il boom bap della traccia farebbero subito pensare ad una traccia hip hop. Ma a depistare la tesi arriva un basso cupo dalle sonorità dub, synth elettronici riverberati in lontananza, chitarre elettriche che riportano all’alternative rock. Ed è subito “trip” alla ricerca di un’identità univoca da dare a questo collage di sonorità apparentemente così distanti tra loro.
In realtà il trip hop faceva il suo corso già dall’inizio degli anni Novanta, prima dell’arrivo di DJ Shadow, così come di Björk e dei Morcheeba, che avrebbero contribuito alla diffusione del genere su canali più popolari.
In origine, infatti, tutto era nato dal lavoro di un sound system di Bristol chiamato The Wild Bunch, da cui sarebbero poi nati i Massive Attack. E anche a un orecchio poco attento Blue Lines, il loro album di debutto ufficiale, considerato da molti il primo album trip hop in assoluto, suona come un chiaro manifesto di appropriazione della matrice black del genere nascente.
Be Thankful For What You’ve Got, ad esempio, è la cover di un pezzo del 1974 di un certo William DeVaughn, ex dipendente statale di Washington D.C. che con soli 900$ era entrato in sala di incisione da cantante amatoriale e ne era uscito con un singolo da due milioni di copie, spesso erroneamente attribuito a Curtis Mayfield.
Ancora, il brano Lately campiona inequivocabilmente un pezzo del 1979 dal titolo Mellow Mellow, Right On di Lowrell, che anche a chi non è un pro del trip hop può risultare vagamente familiare perché campionata sei anni dopo da Common in Reminding Me (of Sef).
E poi, ti è mai capitato di ascoltare la ritmica di Unfinished Sympathy pensandola come se fosse il drum break di una traccia hip hop anni ‘80? Se ci pensi il tipo di pattern e l’uso del vibrafono sordo come se fosse un triangolo hanno il potenziale giusto per portarci dritto sul dancefloor del film House Party, con i Kid’n’Play.
Siamo ancora al primo disco dei Massive Attack e abbiamo già esaurito la tua pazienza. Allora approfittiamo di quella che ti rimane per parlarti di tutti i restanti Portishead, Thievery Corporation, Groove Armada e altri che non possiamo assolutamente lasciare indietro, e che quindi approfondiamo a seguire con 7 dei migliori samples tratti dal loro repertorio trip hop anni Novanta e Duemila.