Venerdì è uscito MONSTERS, l’EP di debutto dell’artista italo-nigeriana Anna Bassy.
Il progetto, che si compone di 5 tracce, disegna il linguaggio musicale della cantautrice, deliziosamente sospeso tra il soul, il gospel e digressioni folk.
Nell’affrontare i mostri che affollano la sua testa, Anna Bassy risponde a colpi di melodie ipnotiche e avvolgenti, contaminate in parte dalle origini africane e in parte da intuizioni dal sapore elettronico.
Ascoltalo qui sotto mentre scopri qualcosa in più sull’artista, attraverso i suoi 5 brani fondamentali.
1. Lianne La Havas – Baltimore(orig. Nina Simone)
A febbraio 2020, quando l’estate musicale italiana era ancora un grande punto di domanda, mi contattano da un festival proponendomi di aprire con il mio progetto un concerto di Lianne La Havas (!!!). Il concerto alla fine non si è fatto, ma per una settimana ci ho creduto, ed è stata tra le settimane più belle della mia vita. Ho scelto questo brano non solo come tributo a Lianne La Havas, che è tra le artiste più significative degli ultimi anni per me, ma anche perché è a sua volta un tributo a Nina Simone, che ha interpretato la versione originale del brano. È lei il riferimento più grande per la mia musica, da sempre.
2. Ben Harper – Where Could I Go
Da adolescente spendevo i soldi guadagnati con i primi lavoretti in cd. E i dischi di Ben Harper li ho comprati quasi tutti: la scelta di brani era molto vasta quindi. Questo però mi è rimasto nel cuore dopo averlo sentito live a Verona, dove Ben Harper scende tra il pubblico, ci fa segno di fare silenzio e canta a cappella “Where Could I Go”
3. Nneka – Heartbeat
Amo questa artista, artista per davvero. Pochi fronzoli, tutta essenza. Avevo preso i biglietti per vederla live ad un festival in Polonia, nel 2016. Purtroppo, una volta arrivata là, scopro che il concerto è stato annullato. Qualche anno dopo, finalmente fa un concerto in Italia. Dal vivo si conferma quello che avevo intuito. Grande comunicatrice che la musica non la suona, la vive. A fine concerto le faccio recapitare un biglietto tramite la security, raccontandole proprio del mio tentativo di raggiungerla in Polonia. Esce e si ferma, restiamo a parlare qualche minuto. Un po’ mi commuovo.
Questo è il brano che me l’ha fatta conoscere.
4. Dry The River – Weights & Measures
Uno dei pochi gruppi di cui aspetto una reunion! Molto distanti dai miei soliti ascolti musicali, ancora non mi spiego perché questa band mi piacesse così tanto. Ma la musica a volte non si spiega. Quando li ho scoperti, per mesi le mie giornate cominciavano con i loro dischi. Con questo brano in particolare ho deciso dopo un periodo di scarsa ispirazione di riprendere in mano la chitarra, suonare, cantare, scrivere.
5. Joan Baez – Kumbaya
Mia madre mi ha sempre detto di non volere artisti in casa. Pensavo fosse “nemica” della musica. Ma poi mi ha confidato di essere andata ad un concerto di Joan Baez. C’era un’anima musicale nascosta da qualche parte dunque, e io volevo entrarci in contatto! E proprio per questo motivo, quando qualche anno fa ho trovato ad un mercatino il vinile del concerto di Joan a Milano (1970), non potevo fare a meno di comprarlo.
Sull’incisione, la si sente parlare al pubblico in italiano, zittirlo a volte, fermandosi anche nel mezzo di un brano per “rimproverare” i fan quando sente mancare la giusta atmosfera che spetta alla musica. Il concerto si chiude con un accenno dello spiritual “Kumbaya”, il brano che ho scelto, mentre si sentono le prime avvisaglie di un temporale in arrivo e che interrompe l’esibizione in anticipo.