Ci sono due notizie, una buona e una cattiva: quella buona è che forse non lo sai, ma Charlie Wilson lo conosci già, e ti garantiamo che hai anche cantato tante delle sue canzoni. La cattiva è che probabilmente non conosci tutte le ragioni per cui osannarlo sia praticamente un dovere civico di tutti noi. Per dimostrarti che non stiamo esagerando, oggi vogliamo guidarti in questo viaggio nella consapevolezza, passando al setaccio i tre motivi principali per i quali ormai Charlie Wilson è una figura irrinunciabile per la scena musicale black / pop attuale e di cui da oggi non potrai fare a meno nemmeno tu.
1. I samples del periodo “The Gap Band”
La prima ragione per cui potresti conoscere Uncle Charlie ha a che fare con i samples. Negli anni ’70, infatti, Charlie e i suoi fratelli Ronnie e Robert mettono su un gruppo soul-funk e decidono di chiamarlo “The Gap Band” in memoria di un massacro di stampo razzista a danno della comunità afroamericana di Tulsa, città natale dei fratelli Wilson, e avvenuto all’incrocio di tre vie: Greenwood, Archer e Pine.
Se con i primi due album la band comincia a smussare il proprio stile, con il terzo arriva definitivamente la consacrazione, in particolare con un pezzo dal titolo Yearning For Your Love che per qualche ragione ci suona molto familiare.
È proprio da qui che arriva il riff di Life’s a Bitch di Nas, campionato anche dalle SWV in You’re Always on My Mind e da J Dilla in un remix di Runnin’ dei The Pharcyde.
Dal quarto album datato 1982 The Gap Band tira fuori dal cilindro la sua più grossa hit dal titolo Outstanding, che porterà il disco al multiplatino e che verrà campionata da 96 artisti diversi fino ad arrivare a noi nel 2012 grazie a Tyler, the Creator, Frank Ocean e Steve Lacy che ne hanno riprodotto il ritornello in 911 / Mr. Lonely.
Anche Mark Ronson e Bruno Mars hanno richiamato un arrangiamento corale dei The Gap nella loro hit Uptown Funk, attingendo ad una canzone del loro secondo disco dal titolo I Don’t Believe You Want to Get Up and Dance (Oops!).
2. I ritornelli di tutti i pezzoni dal 2000 in poi
Dopo qualche anno di pausa dalla Gap Band, Charlie Wilson fa la scelta forse migliore della sua vita, ossia farsi convincere dal suo manager a intraprendere la carriera solista. Qui Uncle Charlie comincia a dispensare featurings che dal 2003 ad oggi gli valgono la bellezza di 11 nominations ai Grammys. La ragione per la quale spesso il featuring di Charlie Wilson rimane in secondo piano è da legare alla raffinatezza e alla misura dei suoi contributi, che a un ascolto superficiale non risultano primari ma che a un orecchio attento creano praticamente la trama dell’intero pezzo. È il caso, ad esempio, di Beautiful di Snoop Dogg, in cui Uncle Charlie accompagnato da Pharrell intesse il panneggio di cori iniziale insieme all’iconico “see, I just want you to know that you are really special”. La stessa identica cosa accade in Signs di Snoop Dogg, nel cui video si vede lo zio Charlie mentre se la swagga nel privè, entra in scivolata sul bridge ed esce con stile a suon del suo topico “ooh wee!”
Charlie Wilson ha anche lavorato in diverse occasioni con Kanye West, apportando contributi compositivi più che significativi a pezzi di punta, come nel caso del ritornello di No Mistakes e della intro di Bound 2.
Neanche Tyler, The Creator è riuscito a rinunciare al tocco di zio Charlie. La sua firma corale è riconoscibilissima nei ritornelli di EARFQUAKE e Perfect / Fuckin Young. Le sessions di registrazione di quest’ultima sono stati ripresi nel documentario “Cherry Bomb”, dove si vede Tyler che arriva ad arrabbiarsi per quanto zio Charlie riesca a scandire ogni singola nota in modo praticamente perfetto.
3. L’impegno sociale contro il cancro
Se tutto questo papello non fosse bastato a fartelo amare, c’è ancora dell’altro. Nel 2008, Charlie Wilson è stato colpito da un tumore alla prostata da cui è uscito vincente e che lo ha portato a collaborare spesso con una fondazione di Santa Monica che incoraggia tutti gli uomini ad effettuare screening regolari per evitarlo. Questo potrebbe quasi sembrare un fun fact, ma l’esposizione di un artista del suo calibro riguardo a un tema così intimo rappresenta un tentativo molto significativo di scolarizzazione di una parte della comunità nera che, sovrastata per cultura da un’idea malsana di virilità, spesso tende a ignorare problemi di questa natura, che dovrebbero invece essere trattati ed esorcizzati più assiduamente.
Insomma, Charlie Wilson maestro di vita. Del resto, non è un caso che Snoop Dogg abbia sempre chiamato tutti “nephew” tranne lui, a cui per primo ha affibbiato il soprannome più rispettoso del globo: “Uncle Charlie”.