Prova a nominare tre musicisti jazz che non siano cantanti e che siano stati campionati nell’hip hop. Hai così tanti nomi nel sacco che non sembra neanche un gioco, vero?
Adesso, però, prova nominare tre musiciste donne.
“L’hip hop è uno dei figli del jazz”, diceva Nas in un’intervista qualche tempo fa. Come spesso accade in molte famiglie, alcune delle colpe dei genitori finiscono per ricadere sui figli. E di sicuro una delle colpe che il jazz condivide con le dinamiche musicali tipiche dell’hip hop è la relegazione della figura femminile a ricoprire ruoli specifici e la difficoltà a riconoscere la parità di genere. Di questo problema traslato nel panorama hip hop ne abbiamo già parlato qualche tempo fa, ma è importante ricordare che la questione è calda anche nel jazz, che ha saputo ben travestirla di romanticismo e aloni di mistero.
Senza dilungarci troppo a puntare il dito contro ciò che si sarebbe e non si sarebbe dovuto fare, è interessante notare come, all’interno del minimo margine di manovra lasciato dalla predominanza maschile sulla scena jazz, qualcuna sia riuscita non solo a muoversi, ma a fare anche di più. Ad esempio, in una lontana serata newyorkese del 1964, Nina Simone si esibisce al Carnegie Hall davanti a un pubblico totalmente composto da bianchi. Tra le canzoni che sceglie di cantare c’è una sua nuova composizione dal titolo Mississippi Goddam.
“They try to say it’s a communist plot | All I want is equality | For my sister my brother my people and me”, dice Nina Simone in questo racconto travestito da macchietta del tragico spaccato di vita americana che aveva portato alla nascita del Movimento per i Diritti Civili, del quale Mississippi Goddam divenne uno degli anthems ufficiali. È così che Nina Simone, rappresentante di un nuovo modo di fare jazz, diventa portavoce non solo per le donne, ma per un’intera comunità che non era più disposta a chiedere ascolto: pretendeva di averlo.
Questa lotta per l’uguaglianza cominciata anche con Nina Simone, ci ha portato oggi ad avere delle stelle nel panorama jazz che, pur rappresentando ancora l’eccezione, hanno oggi lo stesso riconoscimento dei loro colleghi uomini. Basti pensare a Esperanza Spalding, Terri Lyne Carrington, Renee Rosnes, Hiromi e alle molte altre musiciste e compositrici che insieme a loro continuano a portare avanti una lotta che, ad oggi, è ancora ben lontana dall’essere conclusa.
Sei così ferrat* sull’argomento da aver già notato che l’articolo è finito e tra i nomi che abbiamo menzionato ne mancano ancora alcuni molto succosi? Tranquill*, we got you: eccoti su un piatto d’argento 6 musiciste jazz campionate nell’hip hop che, se non conosci, devi subito recuperare.