Venice Beach è una delle aree più turistiche di Los Angeles. C’è chi pattina, chi tira a canestro e chi fa skate. Ma ci sono anche tanti artisti di strada che, ancora un po’ acerbi, sperimentano il loro sound per la prima volta. È proprio qui, tra il vociare dei passanti e il rumore delle onde, che Anderson .Paak ci ha portati con il suo primo album nel 2014.
Quattro anni dopo ci spostavamo a Oxnard, la piccola cittadina in cui .Paak è cresciuto, e nell’occasione abbiamo avuto modo di assaggiare tutto l’hip hop che Breezy Lovejoy aveva sempre sognato di fare dai tempi in cui ascoltava Kanye West e Jay-Z in cuffia durante il liceo.
Infine nel 2019 siamo stati a Ventura, dove da teenager Brandon si rifugiava per sfuggire alle pressioni della più difficile città natale. In questa fase Dr. Dre ha già lasciato la sua mano, e .Paak ha la possibilità di tornare a delle sonorità più soul e di esprimere una maggiore libertà come compositore e produttore.
Tutto bellissimo, certo. Ma diciamoci la verità: nessuno dei viaggi onirici incredibili potrà mai eguagliare la sincerità, la purezza e il trasporto che abbiamo provato sei anni fa, quando Anderson .Paak e The Free Nationals ci hanno presi in braccio e portati sulle spiagge di Malibu.
In Malibu, la storia di Anderson .Paak viene raccontata con un’incredibile dovizia di particolari, ma per capire l’evoluzione del personaggio da allora ad ora, basta leggere un solo capitolo dell’intero libro, ossia The Season / Carry Me, primo singolo estratto dal disco, prodotto a metà da 9th Wonder e Callum Connor.
Nel cercare di ricordare dei momenti felici ad Oxnard, in Carry Me .Paak riprende un aneddoto che non fa parte dei suoi ricordi più vividi, ma che gli viene rinfrescato dalla madre. Un giorno in un negozio il piccolo Brandon vede un paio di Jordan: farà di tutto perché diventino sue, e la madre, grazie al suo lavoro indipendente in una piantagione di fragole, può permettersi di farlo felice. .Paak è solo un bambino e ovviamente ha indossato le sue scarpe fiammanti direttamente in negozio. Eppure, sa già che sporcare le Jordan è l’ottavo peccato capitale, dunque chiede timidamente alla madre se può portarlo in braccio dall’uscita alla macchina. Non è l’episodio in sé, quanto quello che rappresenta, a caratterizzare questo aneddoto come fondamentale nella vita di Anderson .Paak.
La madre, infatti, nonostante le condizioni precarie della famiglia, ha sempre incoraggiato il piccolo Brandon a inseguire il suo sogno: “Spesso gli artisti raccontano di esser stati circondati da gente che diceva loro ‘ma no, lascia perdere, non è roba per te’. Beh, fortunatamente questo non è il mio caso. Ho sempre avuto un grande supporto da parte di tutti”, ha raccontato .Paak ai microfoni di Genius.
La primissima apparizione in TV di Anderson .Paak & The Free Nationals li vede esibirsi proprio in The Season / Carry Me, in occasione dell’uscita del disco.
Molti si sono chiesti chi fosse l’amore adolescenziale di Brandon quando dice: “It was late in the fall / I caught the glimpse of my first love”. La risposta potevamo immaginarcela da soli, ma è lo stesso .Paak a suggerirla agli occhi più attenti quando, durante l’esibizione, indica la batteria alle sue spalle con un ghigno impercettibile sul viso. Come in tante storie che già conosciamo, suonare la batteria nella chiesa battista lo ha salvato dai problemi di casa. Con parole sue: “Having an outlet in music was super important to me. It was always my way of meditation, zoning out, dealing with problems. When I didn’t know how to talk about it, I just put it out in the music”.
Sono passati sei anni da quella esibizione e dall’uscita di quel disco: ma possiamo dire che Anderson .Paak sia davvero cambiato da allora? Di certo lo show deve andare avanti, e la ricerca artistica deve continuare.
È così che siamo arrivati ad avere una collaborazione con Bruno Mars dal titolo An Evening With Silk Sonic, apprezzato da un vastissimo pubblico che di Anderson .Paak non aveva mai sentito parlare, ma amato anche dalla gran parte dei primissimi avventori che agli inizi si erano innamorati della sua vena più soul.
Insomma, in questi sei anni Brandon ci ha dimostrato che non riesce a sbagliare un colpo, e continua a sorprenderci mentre lo vediamo esplorarsi in tutte le sue sfaccettature. Eppure, senza nulla togliere al resto, ci sentiamo di dire che Malibu rimane l’opera di Anderson .Paak che più rasenta la perfezione perché ad ogni ascolto, con le mani nella sabbia e gli occhi verso l’oceano, ci fa pensare che inseguire un sogno sia un diritto e un dovere di tutti noi.