Esiste un fenomeno chiamato “sinestesia” a causa del quale alcune persone sarebbero capaci di associare un colore a una percezione sensoriale. Per fare un esempio, Frank Ocean a giugno 2012 scriveva sul suo blog: “Orange reminds me of the summer I first fell in love”.
A distanza di un mese da questo statement, Frank avrebbe battezzato il suo disco di debutto con un unico obiettivo: cercare di risintonizzarsi sulle frequenze di quelle sensazioni, senza più soffrirne. Quel disco, uscito il 10 luglio di 10 anni fa, prendeva il titolo di Channel Orange.
Il 4 luglio 2012 Frank Ocean pubblicava una lettera aperta scritta sulle note di un Mac e intitolata “thank you’s”. La lettera raccontava della sua prima sofferta storia d’amore e di come la scrittura di un album, a distanza di cinque anni dal primo incontro con la persona amata, sia stato un unguento curativo che gli ha ridato la vita.
“I wrote to keep myself busy and sane. I wanted to create worlds that were rosier than mine. I tried to channel overwhelming emotions. I’m surprised at how far it has taken me. […] Maybe it takes a near death experience to feel alive”. La storia viene raccontata da Frank Ocean in modo schietto e sincero, e già dalle prime righe risulta evidente una ferma intenzione di esorcizzare, ma di continuare a ricordare.
In questo senso, la prima traccia del disco dopo la intro sembrerebbe molto rappresentativa. Eppure, Thinkin ‘Bout You era stata pensata e scritta per un’altra artista. Infatti, la cantante Bridget Kelly, turnista di punta di Jay-Z, nell’occasione del suo album di debutto, si era rivolta a Frank Ocean perché le scrivesse un pezzo, dal titolo Thinkin About Forever. Evidentemente, l’attaccamento a questo testo era tale che, nonostante il disco di Bridget fosse già uscito, Frank decide di tornare a rivendicarne la paternità leakando una sua personale versione del pezzo sul proprio blog. Il resto è storia.
La ricerca di Channel Orange non si ferma ai limiti della relazione amorosa e attinge a piene mani da ogni esperienza che abbia contribuito a muovere le acque cerebrali di Frank Ocean in quel momento così delicato. Ad esempio, Crack Rock è ispirata da alcune sedute di terapia di gruppo a cui Frank aveva avuto modo di assistere perché il nonno, ex-tossicodipendente, faceva da mentore per aiutare altre persone a uscire dalla dipendenza.
Ancora, la “Cleopatra” di Pyramids che inizialmente sembrerebbe la regina egizia che tutti conosciamo, a metà del brano si trasforma in una prostituta infelice, in un quadro completo dell’ingiusto decadimento dell’immagine della donna nera nella cultura popolare. Anche questa è un’immagine che Frank Ocean conosce bene: “I have actual pimps in my family in LA. It was fantasy built off that dynamic… but you can only write what you know to a point”, ha detto intervistato da The Guardian qualche giorno dopo l’uscita del disco.
A distanza di 10 anni, Channel Orange rimane un racconto onesto e immutato della realtà vista dagli occhi di Frank Ocean, la cui figura enigmatica e schiva si è aperta poco in questi ultimi dieci anni. Nonostante ciò, ogni interrogativo possibile su di lui trova sempre risposta in quella famosa lettera scritta su un aereo da New Orleans a Los Angeles: “Whoever you are, wherever you are… I’m starting to think we’re a lot alike. Human beings spinning on blackness”.