Negli anni ’90 la cultura del sampling era già bella che navigata: dalla East alla West Coast, da 36 Chambers a The Chronic, il campionamento aveva già attraversato una quarantina d’anni di storia tra nastri magnetici e campionatori di ultima generazione per atterrare definitivamente nelle mani dei producer Hip Hop. Ciò nonostante, al 1996 una buona parte della critica storceva ancora il naso di fronte a questa pratica, tacciando i producer di essere dei “ladri” senza possibilità di assoluzione.
Un giorno, in una casa di Davis, California, un giovane DJ 24enne di nome Josh Davis si sveglia e decide che questa storia deve finire: per quanto gli è possibile, nel suo piccolo Josh vuole dimostrare senza gesti plateali che il sampling non è furto, ma un’arte con un passato glorioso da onorare e un futuro splendente da scoprire.
Il 16 settembre 1996, viene così alla luce quello che è ricordato come uno dei primissimi dischi interamente composti da sample: Endtroducing….. di DJ Shadow.
Zane Lowe ha definito Endtroducing….. come “un disco futurista, uno dei più bei dischi mai composti in assoluto”, e nel 2013 il Guinness World Record lo ha inserito nella sua lista dei primati come “Primo album interamente prodotto con samples” (anche se alcuni fan hanno già provveduto a riassegnare la paternità di questo primato a John Oswald e al suo dissociativo progetto Plunderphonics). Insomma, DJ Shadow è stato insignito di innumerevoli primati, eppure non li ha mai cercati. D’altronde, in quanto individuo schivo, umile e molto riservato, il suo nome riflette già di gran lunga la sua perenne necessità di rimanere nell’ombra. Le sue divinità giovanili sono i giganti del DJing degli anni ’70, le disco bands degli ’80 e i gangsta rappers dei ’90, ma al contrario dei suoi idoli più sfacciati, Josh passa intere giornate nel basement di un negozio di dischi a diggare per diverse ore di fila, come ha raccontato nel documentario Scratch del 2001.
Il basement appartiene a Rare Records, un negozio di dischi di Sacramento dove DJ Shadow ha raccolto tutto il materiale in vinile prima di chiudersi in camera sua e dedicarsi alla composizione del suo primo vero disco dopo 5 anni di singoli ed EP di successo. Nel documentario, DJ Shadow attraversa montagne di dischi mai ascoltati, forse perché considerati di serie B, e racconta il processo mentale che ha accompagnato la sua ricerca: “Queste pile di dischi sono pile di sogni infranti in qualche modo. Quasi nessuno di questi artisti è riuscito a costruirsi una vera carriera ad oggi, e questo va assolutamente rispettato. Se produci dischi e se sei un DJ […] quasi sicuramente ti troverai in una di queste pile tra dieci anni. È importante ricordarlo quando pensiamo di essere invincibili o di essere i migliori del mondo”.
Il videoclip del singolo più celebre, Midnight In A Perfect World, così come l’oscura immagine che illustra la copertina di Endtroducing….., sono uno statement ben preciso: “questa è la mia band” sembra dire il collage di videoclip che compone la prima parte del visual, “questa è la mia ricerca” afferma la seconda parte, dove vengono ripresi gli interni di Rare Records, il titolare e il processo di digging, “e questo è il mio percorso creativo” dice l’ultima parte, in cui viene inquadrato il set up minimal con cui DJ Shadow ha interamente scritto il disco, un set up composto da soli tre pezzi: un registratore, un giradischi Technics SL-1200 e un campionatore Akai MPC60, allora ancora poco utilizzato negli Stati Uniti in quanto adombrato dall’antenato SP-1200 di E-mu.
Durante questa intervista rilasciata l’anno scorso ad Apple Music in occasione del 25mo anniversario del disco, Zane Lowe fa notare come l’innovazione apportata da DJ Shadow consistesse in un approccio orchestrale, e nell’utilizzare i singoli sample come se stesse “componendo, costruendo e conducendo i pezzi con un gruppo di musicisti in una sala prove”. Con la riluttanza ai complimenti che lo contraddistingue, DJ Shadow precisa diverse volte di non aver inventato assolutamente nulla, ma di aver cercato di contribuire a una cultura già ampiamente stanziata e compiuta come quella del sampling. “Nelle liner notes ho accreditato tutte le mie influenze, per dichiarare che ovviamente esiste già una storia del sampling. Oltre alla cultura hip hop, c’è un’intera generazione di musica composta con i sampler, ed è a questa grande cultura che io volevo apportare il mio contributo”.
Per verificare che non si tratti di finta modestia, basta flippare il disco per imbattersi immediatamente nelle seguenti parole scritte a caratteri cubitali: “Questo disco riflette un’intera vita di cultura in vinile. Per ulteriori informazioni sull’evoluzione della musica composta da sample, conosci gli innovatori”.
Insomma, che sia il primo disco totalmente composto da sample o meno, a 26 anni di distanza dalla sua uscita Endtroducing….. merita di essere celebrato con tutti i crismi. Con il suo eclettismo e la sua ricchezza di riferimenti, infatti, questo album rimane non solo un’enciclopedia tutta da studiare, ma un’incredibile pietra miliare del sampling che ha scavalcato l’umiltà di DJ Shadow contribuendo a superare lo stigma del campionamento visto come furto, a legittimare definitivamente l’uso dei sample di fronte all’opinione pubblica e a consacrare la pratica del sampling come un’arte di tutto rispetto con una storia meritevole di attenzione, riguardo e riverenza.