Il mese scorso Steve Lacy postava su Instagram una story dove mostrava uno screenshot di Apple Music con cui annunciava l’arrivo della versione velocizzata di Bad Habit su tutte le piattaforme di streaming: “We got that bad habit on sale. We got that sped up one for the streets too”.
Restando (non a caso) su Steve Lacy, da qualche giorno su TikTok gira un video dove si vede che, durante un concerto, il pubblico riesce a cantare solo la parte virale della stessa Bad Habit, mentre il povero Steve li incalza sulla strofa senza successo.
this is ridiculous shdjsjjsj pic.twitter.com/eec0RNEUPz
— j a d a (@jadawadas) October 17, 2022
Da qui parte la nostra riflessione di oggi: TikTok sta davvero rovinando la musica? O meglio, la tendenza a velocizzare le tracce (meglio nota come sped up) sta davvero rovinando la musica?
L’argomento è molto vasto, ma per nostra fortuna internet è già pieno di spunti interessanti sul tema che non solo indagano sull’impatto di questa tecnica sulla music industry, ma scavano nel passato per raccontare come questo espediente sonoro sia ben più vecchio di TikTok e della musica usa e getta.
Uno degli influencer più visionari di TikTok in tema produzioni e tracks oscure, @gee_derrick, nel parlare di questo argomento ci ha ricordato come già a partire dagli anni ‘70 gli spot pubblicitari alla radio fossero velocizzati per lasciare dei gap tattici da riempire con la pubblicità. L’atterraggio di nuove tecnologie nel mondo del recording, infatti, permetteva finalmente di aumentare la velocità del registrato per far passare più informazioni in meno tempo, ma senza che l’orecchio dell’autista nel traffico con l’autoradio accesa o del cuoco al ristorante con la radiolina sulla finestra riuscissero davvero a percepire questo espediente come qualcosa di fastidioso o incomprensibile.
Addirittura, di recente è emerso come alcune emittenti TV negli ultimi anni abbiano passato le vecchie puntate di serie culto come Friends o Seinfeld velocizzandole al 108% per lasciare più spazio agli spot pubblicitari. E nessuno se n’è accorto fino a quando un giorno Courteney Cox, la celebre Monica di Friends, non si è buttata sul divano per accendere la TV e, rivedendosi per caso in una puntata ha esclamato “Hey, ma quella non è la mia voce!”.
Ma cosa c’entra tutto questo con lo sped up? Beh, è presto detto: che ci piaccia o no, c’è sempre una ragione dietro ogni moda. E anche per la tendenza sped up il mantra non cambia: nuove tecnologie generano nuovi bisogni, e nuovi bisogni generano nuove tendenze.
Ad esempio, parlando dell’appeal delle tracce velocizzate dell’era avanti-Tik Tok, non possiamo non ricordarci di Through The Wire di Kanye West. Nel pieno dell’era Roc-A-Fella, infatti, Kanye schizzava ai primi posti della Billboard grazie a un campione di Chaka Khan velocizzato e conseguentemente pitchato in alto. Inutile dire che Chaka Khan, prima fan della sua stessa incredibile voce, non è stata per niente contenta di sentire il trattamento subito ai danni del suo timbro. “Mio figlio era un amico di Kanye, e lui mi disse che voleva ‘rifare’ la mia canzone “Through the fire’”, ha raccontato. “Allora gli ho chiesto ‘ma sei un cantante?’ e lui ‘nono, voglio solo usare il ritornello’. Allora ho pensato, non può fare niente di male perché in fondo userà la mia voce. Ma alla fine ha trovato un modo di rovinare tutto! [Quel trattamento] è stato un insulto. Punto”. Diversamente l’ha presa il resto del mondo, visto che proprio questa traccia nel 2005 ha portato Ye ai Grammy con una candidatura come migliore interpretazione rap solista.
Come evidenziato in un interessante approfondimento di Red Bull Music Academy su questo tema, in effetti c’è stato un tempo in cui, nei primi anni ’90, i producer non erano in grado di aumentare la velocità di un campione senza incidere sull’intonazione, come capitava a RZA quando produceva Snakes per Old Dirty Bastard, o Ice Cream per Raekwon & Ghostface Killah. Ma è proprio da questo limite tecnico che ha origine quella tendenza battezzata da Questlove come “Chipmunk Soul” (dal film animato Alvin and the Chipmunks), ossia l’utilizzo scatenato di voci soul campionate e velocizzate che, anche nel momento in cui le due manopole dell’intonazione e della velocità sono diventate indipendenti, ha continuato a scalare le vette delle classifiche e a fare impazzire la fanbase hip hop. Ne sono la prova una gran parte delle tracce rap di successo di quel periodo, tra cui Ms. Fat Booty di Mos Def, prodotta da Ayatollah, o Girls, Girls, Girls di Jay-Z, prodotta da Just Blaze.
E allora cosa succede oggi con le tracce sped up su Tik Tok? Senza andare troppo lontano, il gusto del chopped and screw o dello slowed and reverb degli scorsi anni ci ha già fatto capire come una singola traccia possa avere infiniti spettri di declinazione in relazione al pitch e alla velocità, e dunque come potenzialmente uno stesso brano possa surfare su infiniti mood. Si può dire che oggi, nel suo atterraggio su Tik Tok, il trend sped up si configuri un po’ come il lato B della tendenza slowed n reverb, perseguendo fini esattamente opposti: se lo SnR era nostalgico, riflessivo e meditativo, lo sped up non lascia spazio a malinconie e turbe di circostanza perché spinge, incalza e non richiede alcun tipo di riflessione all’ascolto. Sarà questo presupposto che ha permesso la rinascita virale di alcune tracce dimenticate come He’s Mine? Non lo sappiamo. Le uniche cose certe sono due: la prima è che presto, così come per Steve Lacy e a suo tempo come per Thundercat, il mercato discografico si adeguerà inevitabilmente a queste tendenze, e siamo curiosi di vedere come; la seconda è che nella musica, un po’ come nella vita, non c’è cosa più bella di contravvenire alle regole scritte del “buon gusto” per scoprire sensazioni che non ci saremmo mai aspettati di provare.