Come tutte le cose, a Napoli la musica assume forme proprie. E se oggi possiamo letteralmente volare con la freschezza dei Nu Genea e di tantissimə altrə musicistə che hanno dato vita alla nuova primavera del funk napoletano, il merito è anche di una generazione di artistə che la musica americana la sentivano da bambinə giocando al porto di Napoli, dove negli anni ’50, dopo la guerra, risuonano il jazz, lo swing e il primo rock’n’roll. Quella musica si insinua nella mente di quei bambini, che diventati adulti si chiameranno Alan Sorrenti, Tony Esposito, Enzo Avitabile, Pino Daniele, Edoardo Bennato, Teresa De Sio, e la faranno esplodere in una spettacolare eruzione ancora mai eguagliata nella storia della musica italiana, il Neapolitan Power. Oggi festeggiamo un “frammento incandescente” di questa esplosione che dal fondo della scena ha scritto e sottoscritto il manifesto dell’avanguardia napoletana di quel tempo. Oggi festeggiamo il grande batterista Tullio De Piscopo.
Il 1966 è un anno di grandi eventi. Tullio De Piscopo, batterista jazz figlio d’arte cresciuto circondato dai dischi di Charlie Parker, Max Roach e Kenny Clarke, comincia a militare con la big band di Paolo Zavallone, con il quale sperimenta un’embrionale mistura tra il jazz e la scala melodica napoletana. Nello stesso anno, il cantante Mario Musella e il sassofonista James Senese, “figli della guerra” entrambi nati dall’incontro tra madri napoletane e padri soldati afroamericani, fondavano gli Showmen, che reinterpretano canzoni celebri della musica italiana vestendole delle sonorità d’oltreoceano.
I percorsi di questi personaggi scorrono paralleli e cominciano a incrociarsi negli anni ’70 quando nella band Napoli Centrale, derivata dallo scioglimento degli Showmen, arriva un bassista turnista di nome Giuseppe Daniele, detto Pino. L’incontro tra James Senese e il giovane Pino Daniele è il segno che gli astri sono allineati, e che il tempo è propizio per la nascita di qualcosa di eterno. Dopo i grandi capolavori di esordio di Pino Daniele, ossia Pino Daniele e Nero a metà (intitolato così in memoria di Mario Musella, scomparso prematuramente proprio in quegli anni), la svolta definitiva nella contaminazione funk arriva con quella che sarà forse la formazione più amata della carriera del cantautore napoletano. L’incontro tra Pino Daniele, il sax di James Senese, le tastiere di Joe Amoruso, il basso di Rino Zurzolo, le percussioni di Tony Esposito e finalmente, la batteria jazz di Tullio De Piscopo, generano l’alchimia definitiva.
Vai mo’ e Bella ‘mbriana vedono la luce. Le piazze esplodono. La storia è scritta.
Da qui il nome di Tullio De Piscopo, già solido della lista di grandissimi artisti con cui aveva collaborato nel suo periodo da jazzista milanese, comincia a insinuarsi in tantissimi capolavori pop della musica italiana, con delle parentesi soliste estremamente divertenti e apprezzate tra cui Andamento Lento e la magica Stop Bajon, scritta dallo stesso Pino Daniele e, nella versione studio, impreziosita alle trombe da Don Cherry.
Lo scorso 24 febbraio il grande Tullio De Piscopo ha festeggiato 77 anni di vita, ritmo ed energia. Oggi vogliamo ringraziarlo del suono imperituro con cui ha preparato il terreno per tutto ciò che oggi amiamo ascoltare, e vogliamo rendergli omaggio selezionando 5 tracce che campionano la sua vulcanica e inarrestabile batteria.