Se sei natə a Napoli tra gli anni ’70 e gli anni ’80 è molto probabile che l’ultimo film di Sydney Sibilia abbia aperto nella tua memoria una serie di cassetti, in particolare quelli del cruscotto della vecchia auto di famiglia, in cui disordinatamente si ammassavano le musicassette firmate “Mixed By Erry”.
In quelle compilation c’erano i più grandi successi del momento. Dietro quelle compilation, si nascondeva la storia di un sogno americano Made in Napoli, visionario tanto quanto illegale. Era la storia della prima forma “originale” di pirateria italiana, ma anche del primo, inconsapevole, riuscitissimo esperimento di playlist à la Spotify.
Questa incredibile storia viene raccontata da Sibilia nel film “Mixed By Erry”, nelle sale dal 2 marzo. Sullo sfondo c’è Forcella, zona del centro storico napoletano, e ci sono gli anni ’80 di Maradona, del contrabbando e degli amori sbocciati ascoltando Peppino Di Capri. È qui che cresce il sogno di Enrico Frattasio, ragazzo appassionato di musica che vuole semplicemente essere un DJ, pur non sapendo cosa realmente voglia dire, e infine si ritrova a capo di un impero che domina il 27% del mercato musicale italiano negli anni ’90.
Tutto ha inizio da un piccolo negozio di elettrodomestici dove Enrico entra in contatto con stereo e duplicatori che utilizza per creare i primi mixtape semplicemente copiando i brani da alcuni vinili della sua collezione. Nonostante le difficoltà del contesto in cui vive e la chiusura del negozio, qualcuno gli dice di non smettere di crederci e di andare avanti perché “i dj ponno nascere pure a Forcella“. Così, insieme ai fratelli, Erry inizia a duplicare le cassette per soddisfare le richieste del quartiere fino a espandersi in tutto il territorio cittadino, regionale e nazionale raggiungendo un totale di 180 milioni di musicassette duplicate.
La pellicola scorre e amplifica l’eco di quell’epoca attraverso una colonna sonora che, dai Jackson 5 agli Eurythmics, sembra quasi venire fuori dallo schermo e chiamarti a partecipare ai momenti più concitati ed esilaranti del racconto, per poi concederti degli spazi di riflessione mentre risuona a più riprese il dolcissimo main theme solo piano di LIBERATO (che per il film ha composto anche la title track “O DJ“).
Ciò che balza agli occhi guardando il film è che alla base di questo enorme successo dei Frattasio che fa drizzare le orecchie alla finanza e alla FIMI ci sia una visione molto simile a quella su cui Spotify ha costruito gran parte del suo core business, perché in coda a quelle musicassette Erry ha l’idea di aggiungere brani “correlati” al tema del mixtape, cercando così di conquistare il gusto dell’ascoltatore con compilation via via sempre più personalizzate e coerenti. In pratica una sorta di algoritmo ante litteram che fidelizza l’ascoltatore facendogli conoscere più musica. Uno Spotify made in Forcella.
I mixtape sartoriali confezionati da Erry da un lato soddisfano il pubblico con le hit più richieste, dall’altro fanno conoscere nuovi talenti, mettendo in circolo musica inedita su una fetta enorme di mercato: i pezzi originali, infatti, vengono dai Frattasio riadattati e talvolta ricomposti o affiancati da versioni alternative/inedite, anticipando il sampling ma nel solco di una pericolosissima violazione del diritto d’autore.
Così quello che era il sogno ingenuo e anche un po’ romantico di DJ Erry di condividere e possedere fisicamente una musica che altrimenti sarebbe rimasta inaccessibile a quel tempo, diventa una parabola d’illegalità che ascende sotto lo slogan de “la dimensione ideale per un ascolto pulito” e discende sul finire degli anni ’90 in nome del copyright.
Ma al di là delle sacrosante dispute sul tema della contraffazione musicale, quel che rimane impresso di questa assurda vicenda di ambizione e anarchia è il fermo immagine di un momento in cui l’accesso alla musica era sudato ma aveva un peso specifico, prima di divenire qualcosa di estremamente semplice da afferrare eppure così inafferrabilmente liquido.