Ci erano mancate le urla schiaccianti di DOLA che stordiscono di amore e malinconia.
Come in questo nuovo album “Underground” (in cui stavolta lo vediamo anche in veste di produttore) dove al centro ci sono le anime perse, gonfie di delusioni e sentimenti scuri che prendono vita in un “on e off” continuo di elettricità punk/ballate in salsa grunge.
Ascolta qui e scopri le parole fondamentali dell’universo DOLA.
/bò·sco/
Una delle parole fondamentali e una delle parole più profumate che conosco. La sento sempre nel naso e la sento far rumore di notte quando ci penso.
Vedo il bosco cambiare e mutare, da rotondo e con i colori dei fiori belli, a fitto e con le punte degli alberi alte e le “O” che diventano delle grotte dove si nascondono i lupi.
È una delle cose che cerco di più nei posti dove vado, faccio sempre mille domande e ne parlo come un amico o un parente. È una parola e luogo neutrale. Schietto e onesto. Può salvarti o può ingoiarti anche restando immobile in una giornata senza vento.
/schè·le·tro/
Sono un grande amante delle strutture. Mi piace pensare che uno dei simboli che più ci spaventava da piccoli in realtà non è altro che una delle parti fondamentali della vita, anche e soprattutto ciò che resta della vita. Mi viene sempre da pensare ai cimiteri quando si parla di scheletro delle canzoni. Penso alle ossa che tengono in piedi le canzoni, penso al fondamentale e all’essenziale. Poi penso anche a un cane che le disseppellirà tra anni, quando saranno sepolte metri e metri sottoterra nell’internet.
/stré·ga/
Ricordo la prima volta che sentii questa parola da mia nonna fu come scoprire per la prima volta il sentimento della paura ma anche della curiosità. Se dovessi pensare alla musica o alle cose che sto facendo adesso e che mi vengono in mente per il futuro penso alla parola strega. Forse proprio la musica è la strega che mi spaventa e mi incuriosisce.
/co·ló·re/
Qui ora chi mi conosce sa che ho un bel problema con i colori, li mischio tutti non distinguo le sfumature sono daltonico ecc ecc. ma il punto fondamentale è che io sono sempre stato convinto che ogni disco sia legato a un colore, sia il disco stesso un colore. Le canzoni ti dettano il colore totale di un lavoro e al loro interno vi è una variazione della tonalità: ogni pezzo è un tassello cromatico e le totalità compongono l’intero mondo di immateriale suono.
/ˈʌndəˌgraʊnd/
Non voglio fare della promo del mio disco ma sono convinto che sia una delle parole più belle e affascinanti che io abbia mai avuto davanti. Ricordo Underground di Tom Waits che ascoltai per la prima volta ad un Halloween in America e mi sembrò essere una canzone scritta e suonata dai morti in un cimitero, si sentono le ossa che battono e si contorcono e suonano per incantare i vivi. Ecco di nuovo il legame con gli scheletri dell’inizio. Ho vissuto e conosciuto persone che negli anni di questa parola ne hanno fatto uno stile di vita, in alcuni casi non conoscendone nemmeno l’esistenza. Underground mi fa pensare a chi non ha una speranza nella vita a chi ha perso tutto ma non la verità, a chi continua a ridere e gioire anche vivendo sottoterra, nel sottobosco. Mi fa pensare al mondo dove tutto è concesso, dove si esorcizza la malvagità della finzione accettata e messa sotto i riflettori del giorno. Questa è una parola luogo, dove ci si può permettere di restare per sempre nel crepuscolo, altra mia parola preferita e soprattutto momento migliore della giornata.