Se c’è una cosa per la quale dobbiamo ringraziare il periodo Covid, quella è sicuramente il ritorno della wave nostalgica della musica dance.
La rinnovata passione per le sonorità electro-house anni ’90 e ’00, infatti, ci ha portato delle novità a dir poco incredibili, partendo da RENAISSANCE della divina Beyoncé a finire all’ultimo singolo di Jorja Smith, che con Little Things è tornata alla sua vibe iniziale Acid Jazz mista a una dance uptempo che non può che farci ballare in loop.
Tempo fa avevamo già raccontato di come in origine la musica House, nata a Chicago alla fine degli anni ’70 per mano di un nutrito gruppo di DJ afroamericani, avesse ridato vita a un sound quasi morto per rianimarlo attraverso una manipolazione elettronica e ritmata del suono. I dischi di Trax Records, label distintiva di quegli anni, avevano poi viaggiato avanti e indietro da e verso l’Europa nelle sacche dei DJ inglesi, per arrivare a generare quello che oggi chiamiamo Eurodance.
La musica house in America fioriva in un contesto salvo, in degli spazi riservati e spesso esclusivi (nel senso di difficilmente accessibili) in cui la queerness e la fluidità di genere avevano la libertà di esprimersi attraverso danza, sudore e movimento. Questo spirito sonoro così liberatorio è stato fortunatamente ereditato da tutte le declinazioni dance più popolari di questo genere, che una volta arrivate al grande pubblico alla fine degli anni ’80 sono riuscite comunque a mantenere quel senso di rivendicazione e di sfogo tipico dei piccoli club. Quegli stessi elementi sono quelli che hanno permesso alla dance di attecchire nuovamente e così perfettamente dal 2020 in poi, in un periodo in cui la necessità di evasione era alle stelle ed era un sentimento condiviso a tutte le latitudini.
Date tutte queste premesse, risulta chiaro il motivo per cui le voci scelte per animare le produzioni dance degli anni ’90 siano delle voci (quasi sempre femminili) possenti, ampie e caratterizzate da un’estensione rilevante. Spesso però, soprattutto per la nostra generazione che vive di playlist, i nomi di queste eroine, che ci hanno fatto compagnia nelle nostre stanze mentre sfogavamo ballando la frustrazione di una crush non ricambiata, sono passati un po’ in sordina.
La nostra mentalità globalizzata ci porta a pensare a queste voci in modo binario: saranno americane o inglesi? La risposta sta nella storia di queste artiste, che è spesso surreale e non viene né dall’una né dall’altra località. Se ad esempio ti dicessimo che la voce di The Rhythm Of The Night è di una cantante catanese, sarebbe sufficiente a farti sfogliare le prossime pagine? Pensiamo sia un sì al 98%.
Oggi vogliamo puntare una lucina su 5 delle voci femminili che hanno scritto la storia della musica dance nel mondo: sfoglia per accenderla.