Nel mondo senza difetti, tutte le radio sarebbero sintonizzate sulle frequenze iperspaziali di Lucio Corsi e ci troveremmo a cantare all’unisono brani come “Astronave giradisco”, “Magia nera” o “Radio Mayday”.
E invece, purtroppo o per fortuna, questo mondo non è perfetto e noi siamo ancora la gente che sogna che un giorno Lucio Corsi si prenda tutto, tutto quello che merita.
Ancor più che con i precedenti album, con quest’ultimo lavoro uscito il mese scorso via Sugar, Corsi si è riservato uno spazio sospeso tra la realtà e l’immaginazione dal quale tramandare, come un aedo, le esperienze epiche e mitiche che la sua mente fa.
E dunque immaginate “La Gente che Sogna” come la trascrizione in suoni e parole di ciò che accade in quello spazio che, al contrario di quanto si possa pensare, non è necessariamente slegato dalla realtà. Anzi: il vero plus di questo nuovo racconto di Lucio Corsi è proprio l’umanizzazione degli oggetti narrati e una connessione quasi sempre ravvisabile tra l’etereo e il materiale, il sogno e la morale, l’immaginario fantastico e quello che poi è il fatto fisico, presente.
Rifuggendo dalla realtà, quest’album trova un’altra chiave per parlare della realtà stessa: una maniera che, stralunata e fulminata dagli scintillii del glam rock, ci porta coi piedi per terra, pur lanciando la mente oltre lo spazio conosciuto.
Aldilà, altro mondo. Come te lo immagini?
Come il buio prima d’esser nati.
B come Bugia. Qual è la più grande menzogna che la realtà ci sta raccontando?
Non ce ne racconta abbastanza.
Cinque dischi fondamentali per te.
“Paris milonga” di Paolo Conte, “the musical box” dei Genesis, “Desire” di Bob Dylan, “Here come the warm jets” di Brian Eno, “Sail away” di Randy Newman.
Descrivici il sogno più bello che hai fatto ad occhi aperti.
Mi ricordo solo quelli fatti ad occhi chiusi.
Estetica Lucio Corsi. Qual è il tuo rapporto con la moda?
Della moda non me ne importa assolutamente nulla. Ho il mio gusto, è sempre lo stesso da quando ero adolescente, invece la moda cambia. Mi appassionai al glam rock degli anni 70 quando avevo 15 anni dopo aver visto Velvet Goldmine.
Favola. La tua preferita.
Pierino e il Lupo.
G come il Glam Party dei tuoi sogni. Chi inviteresti?
I Roxy Music, Steve Harley o gli Sparks.
Hai meno di 1425 parole per descrivere il tuo nuovo album. Anzi, facciamo che ne hai solo 3:
Non
ci
riuscirei.
In un’altra vita, cosa saresti stato?
Un cane da slitta.
J di Jukebox. La canzone che ti ha cambiato per sempre.
Tutte le canzoni dei Blues Brothers.
K come Kinder. Che bambino eri?
Tranquillo, un bambino disegnatore.
La Gente che Sogna è la stessa che non trova più un posto felice nella realtà?
No non credo, dipende dove credi che siano i sogni. Io credo che siano sulla terra.
Maremma. In che misura ti ha influenzato artisticamente.
82 per cento senza ombra di dubbio, ogni luogo finisce inevitabilmente per influenzarti.
Nomi nuovi. Spesso ti si associa a nomi del passato. Quali sono invece i tuoi ascolti contemporanei?
Neil Young, Joni Mitchell. Credo che la musica degli anni 70 sia musica contemporanea, pensiamo troppo alla nostra breve vita (che dura circa 80 anni), la storia dell’universo è decisamente più lunga.
Orme è un brano che parla di ferite. In che modo provi a guarirle le tue?
Parla di ferite inguaribili. Le ferite normali invece le ho curate col tempo, altre con le canzoni, altre con i punti di sutura.
P come Processo creativo. Come funziona la tua scrittura?
Non aspetto l’ispirazione, non credo a questa storia. Come ogni mestiere è questione di tempo e di applicazione. Più tempo passi al pianoforte meglio è.
Quella parte in lingua giapponese in “La Bocca della Verità”, raccontacela.
Non posso svelare così i segreti, poi in questo caso si tratta di segreti alla luce del giorno.
Radio MayDay, siamo tutti sintonizzati qui. Cosa trasmetti?
Onda verde, ore ed ore di info traffico spaziale, code sulla via lattea, grande carro in panne ecc ecc
Sono anni che nessuno mi trasforma in qualcos’altro. In cosa vorresti mutare?
Vorrei trovare il ramo giusto per la crisalide, senza la consapevolezza della mia forma futura.
Tommaso Ottomano. Raccontaci di questo sodalizio artistico.
È uno dei miei più grandi amici, un fratello. Lavoriamo, ridiamo, litighiamo da anni.
Uniamo i puntini. Cosa lega i tuoi ultimi tre album?
Hanno tutti e tre come copertina quadri di Nicoletta Rabiti, mia madre.
Volare con il cinema. Qual è il genere di film che ti appassiona?
I documentari sulla seconda guerra mondiale, quelli con le immagini restaurate, a colori.
Wow! L’ultimo concerto che ti ha sorpreso.
Paolo Conte a Milano, mi fa impazzire quando osserva i musicisti impegnati negli assoli. Però non si può dire che fu una sorpresa, già sapevo che sarei stato ammaliato.
X, incognita: cosa farai da grande?
Spero di non scoprirlo mai.
Y di Youtube. Il tuo video preferito.
Jokerman di Bob Dylan.
Zaino in spalla: il viaggio che vorresti fare.
Vorrei uno zaino contenente una macchina del tempo per raggiungere l’esatto punto in cui mi trovo adesso ma nel 2123. O nel 2124.