Laurel Halo – You Burn Me
Lo scorso venerdì è uscito “Atlas”, il quinto album di Laurel Halo. Suona il piano, la chitarra, il sintetizzatore, il sampler, la drum machine. Lascia solo il sax a Bendik Giske e il violoncello a Lucy Railton. “Atlas” è il meno inquietante tra i dischi di Laurel Halo, è come se si fosse inginocchiata e avesse teso una mano alla sé stessa selvatica per addomesticarsi; l’inizio di una muova vita che ha le stesse probabilità di essere un successo o un fallimento e comunque, non importa.
Come suggerisce il titolo, “Atlas” mi sembra che contenga la sicurezza della cartografia e il tentativo di rendere comprensibile il mondo sfogliandone le pagine, leggendolo, addomesticandosi appunto. I fiumi diventano laghi e mari e oceani, le placche non stanno mai ferme, le maree seguono la Luna, i confini non esistono. Mi sembra un disco commovente, come il mondo. È inutile cercare di dargli un senso, ma è facile ritrovarsi sorpresi da qualcosa che è sempre stata lì e ora ci sembra, all’improvviso, diversa.
Il mio pezzo preferito è You Burn Me, dura solo un minuto, ci sono delle note di piano che si sovrappongono tra loro in un modo bellissimo, la melodia è quella delle mie dita che tamburellano sul legno mentre aspetto.
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