Parlando di musica live, in Italia abbiamo non poco di cui lamentarci. Impianti che non funzionano, schermi che glitchano, spazi totalmente inadeguati. E proprio quando sembrava che finalmente il sogno americano stesse venendo a realizzarsi nella parte alta dello stivale, Kanye si è svegliato una mattina e in barba al lavoro di centinaia di persone ha deciso che il concerto a Campovolo non si sarebbe fatto. Così ci siamo fatti il segno della croce e siamo usciti dal tempio della speranza a testa bassa pensando: chissà quando rivedremo un evento di portata internazionale qui nel Bel Paese.
Sembrerà assurdo, ma per quei pochi immacolati che ancora potrebbero non saperlo, non è Milano ad ospitare uno dei pochissimi eventi in grado di soddisfare questa estrema necessità di freschezza e cambiamento, bensì Torino. La piccola, impupata, borghesissima Torino che sotto questa veste così elegante nasconde un’anima ribelle, sovversiva, sempre in cerca di cambiamento.
Come ogni anno, il Club To Club (così chiamato dalla nascita, quando ancora un pulmino portava i pochi clubbers avventori di venue in venue in lungo e in largo per la perla sabauda) che quest’anno aveva come tema “IL MONDO“, ci ha presentato una line up ricca di personaggi conosciuti e meno conosciuti del panorama internazionale: dalla Germania di Bill Kouligas alla Cina di Tzusing passando per la Francia ivoriana di CRYSTALLMESS e la Colombia di Lucrecia Dalt. La line up è stata come sempre piena di nomi sperimentali che annunciano la musica di domani. La missione del festival, infatti, sin dalla nascita, è sempre stata quella di cercare l’Avant-Pop, e non come un genere musicale ristretto per come lo intendiamo oggi: C2C guarda con sfida alle nuove frontiere, quelle che possibilmente oggi ti fanno storcere il naso, alzare le sopracciglia, e domani potrai vantarti di aver visto in una delle due bellissime cornici delle Officine Grandi Riparazioni e del Lingotto.
A parte tutti gli act minori/intermedi, che vi consigliamo caldamente di recuperare dal programma, vogliamo qui soffermarci su un recap breve delle tre giornate principali del Festival. Se il giovedì pensavamo sarebbe stata la serata più tranquilla (dato che purtroppo nel 2023 ancora il venerdì si lavora), a quanto pare ci eravamo sbagliat di tanto: Caroline Polachek infatti ci ha fatto saltare, piangere e ballare con un DJ set ampissimo e variegato, che ha dato spazio a molte delle sue hit remixate affiancate da grandissimi classici della musica Dance Pop e Alt-Pop, tra cui quelli che ci hanno colpito di più sicuramente Ti sento dei Matia Bazar, PAZZESKA di M¥SS KETA e Teardrop dei Massive Attack (se vuoi abbiamo fatto una playlist ricostruendo l’intero set). Menzione speciale ai Model/Actriz, band post-punk di New York che, com’è giusto che sia, con le sue urla e le sue chitarre distorte ci ha inizialmente sconvolto e straniato, per poi farci scatenare con la voglia di non smettere più (del resto se Fantano aveva dato un decent 8 al loro ultimo disco, c’era da fidarsi).
La sera di venerdì, poi, aperta presto con un live sublime della spagnola Marina Herlop, ha visto il ritorno di Polachek con il suo live (che avevamo già avuto modo di apprezzare e raccontare in occasione del Primavera Sound di quest’anno). La sua voce impeccabile e la sua presenza scenica ci hanno ancora una volta stregato, in un live che ha visto presentare praticamente solo pezzi dal suo ultimo album Desire, I Want To Turn Into You. La notte corre e noi ci dividiamo tra Avalon Emerson al palco Stone Island, la cui figura era immersa in un mare di fumo, luci e note che ci hanno fatto disconnettere dalla realtà, e un live esplosivo degli Overmono, che presso il main stage hanno dato spettacolo facendo praticamente saltare il pavimento.
Tanto da dire anche sul sabato, notoriamente la serata più succosa del Festival. Dopo un riscaldamento importante curato a forze unite dai collettivi sperimentali ALMARE e SØVN Records, Yves Tumor ha calcato il palco con la sua band in un live distopico e a tratti frammentario, che ha indubbiamente dato spettacolo facendoci il cuore in mille pezzi. A cercare di rimettere tutto insieme con la colla della malinconia, è arrivato King Krule che con un live da pianti dal minuto 0 al 95, ha ripercorso tutta la sua carriera da 6 Feet Beneath The Moon fino all’ultimo supremo disco che da il nome all’attuale tour, Space Heavy (peccato abbia omesso i pezzi A New Place 2 Drown, disco pubblicato sotto il suo nome di battesimo Archy Marshall nel 2015).
Non facciamo in tempo ad asciugarci le lacrime che arriva Flying Lotus a tirarci su con una selezione circolare, aperta e chiusa con pezzi dai suoi ultimi dischi Yasuke e Flamagra, intermezzati da una selezione di elettronica da batticuore che se vuoi puoi recuperare in questa playlist che abbiamo cucito apposta. Highlight del set sicuramente il momento in cui FlyLo ha preso il mic per trasformarsi nel suo alterego da rapper Captain Murphy e saltare su una unreleased dal titolo Between Friends che vedeva il feat di Earl Sweatshirt.
A chiudere in bellezza la serata più ricca, il king della scena House sperimentale di Detroit, Moodymann, che da vero gentiluomo ha aperto il suo set con Do The Astral Plane per salutare il suo predecessore alla consolle, e ha perfettamente tarato la sua performance sulle necessità della serata, ha fatto saltare il pavimento come sempre a modo suo, dialogando tantissimo con il pubblico durante alcuni momenti tecnici e chiamandoci amorevolmente “bad motherf***ers”.
Ad uscire dal C2C c’è sempre un certo velo di malinconia. Ma quella bella, di quelle che ti fanno guardare in faccia le persone che hai a fianco e dire loro con fiducia e determinazione: inutile aspettare la line up, per il 2024 prendiamo i biglietti subito appena escono.