Che viviamo in un mondo dai confini estremamente labili lo sperimentiamo ogni giorno.
Le strutture solide sono uno sfondo sfocato mentre ci muoviamo liquidi, frenetici e sempre più inafferrabili.
È da questa prospettiva che nasce l’Era Spaziale di Golden Years, un EP che trova nell’architettura e, in particolare nella space age, la chiave perfetta per veicolare la sua idea musicale.
Ripensare le forme e gli spazi precostituiti in nome di una visione fluida e libera è ciò che accomuna il sentimento architettonico dell’era spaziale all’intento del producer romano di intrecciarsi agli artisti ospitati nel progetto con un’attitudine che si affranca da linee di demarcazione troppo nette.
Il risultato è un’architettura musicale in cui, sebbene sia evidente il touch del producer, ogni elemento presente al suo interno riesce a esprimere la sua personalità: Drast e Giorgio Poi in “Fantastico”, Bais e Laila Al Habash in “Hotel”, Joan Thiele ed Ele A in “Verdad”, Franco 126 e Nayt in “Surreale” e Angelica in “Flash”.
Anche da un punto di vista strettamente visivo, la componente architettonica ha giocato un ruolo fondamentale al racconto del progetto: le foto e le copertine che hanno accompagnato l’uscita dei singoli e dell’EP stesso sono state frutto di un lavoro sinergico tra Golden Years, Blue Chips Studio e Bianca Felicori di Forgotten Architecture per lo scouting di location space age quali il Teatro Regio di Carlo Mollino e la casa-studio di Ezio Gribaudo.
A tal proposito, ci siamo fatti raccontare meglio proprio da Pietro e da Bianca Felicori questa connessione tra musica e architettura.