Thando Zide – Dawn
C’è qualcosa di antico, intimo e universale, nel momento in cui sali in macchina e guidi all’alba. Anche se fa meno due, anche se hai dormito poco e male, anche se stai andando a lavorare. Lo diceva Giorgio Gaber (“È come un’illogica allegria / di cui non so il motivo / non so che cosa sia / È come se improvvisamente / mi fossi preso il diritto / di vivere il presente”), si sente tra le note di Dawn di Thando Zide. Ci si sente vivi e non ci si accorge di essere soli.
Thando Zide è un’artista sudafricana, il panorama di Johannesburg è sicuramente diverso da quello di Gambellara o di Cernusco sul Naviglio, ma l’alba è sempre la stessa, e ci si sente più vivi e meno soli allo stesso modo.
Lo scorso venerdì è uscito “UMvulo”, il suo nuovo ep: una meditazione, un’ode all’autenticità dell’amore. Ha una copertina bellissima ed evocativa, il suo suono preserva e illumina l’Africa intera, ispirandosi alle opere di Nduduzo Makhathini, Mbuso Khoza, Ndabo Zulu e Sunelmusician. Il suo disco è un portale verso il passato, il futuro, e tutte le dimensioni parallele in cui non esiste il tempo.
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