Nuova rubrichina: PUNTINE DA INTERNET EXPLORER.
Arthur Verocai – Na Boca do Sol
“Na minha cidade do interior
Tudo que chegou, chegou de trem”
(nella mia città di campagna,
tutto quello che è arrivato, è arrivato in treno).
Nel 1972 il chitarrista / compositore / arrangiatore brasiliano Arthur Verocai pubblica un disco (l’unico) che porta il suo nome. Un capolavoro casuale che dura meno di mezz’ora, scritto in un mese e registrato tutto in un giorno, in una sola take. È un album musicalmente complesso – ci sono 20 archi: 12 violini, 4 viole e 4 violoncelli – che fonde il pop brasiliano con il soul e il funk. Se una copia del vinile (accolto nell’indifferenza totale e mai recensito da nessuno) non costasse più di duemila dollari forse sarebbe in tutti i nostri mobiletti dove teniamo i dischi (discherie? discoteche? kallax bianchi di Ikea?).
L’album è stato pubblicato durante la dittatura militare che ha governato e represso il Brasile per più di vent’anni. È musica profondamente commovente, e i testi sono ricchi di metafore e critiche al governo (senza mai essere però esplicitamente ostili). In un’intervista, Verocai spiega che camuffare le sue parole con i sentimenti era necessario per aggirare la censura.
Na Boca do Sol riassume tutto il valore dell’album, sia a livello passionale che di composizione. È nostalgica e bellissima. Lo so io e lo sa anche MF DOOM che l’ha campionata nel brano Orris Root Powder. Mi sembra che mi accarezzi i bordi.
Consiglio: salvatelo e ascoltatelo domenica.