Pino D’Angiò a suo dire non è mai stato un cantante. “Ho sempre fatto questo mestiere per gioco”, ha raccontato di recente. “Non ho mai creduto che potessi essere un cantante perché non lo sono né ho mai voluto esserlo”.
Eppure è sempre stato un artista. E quando la sua carriera artistica viene ridotta a un solo brano, un personaggio non può che risentirsi: “Con tutte le cose che ho fatto, la gente mi chiede sempre Ma quale idea…”. Ma com’è possibile concentrarsi sul resto di una produzione di un artista, per quanto meritevole, quando quello stesso artista ha scritto una canzone capace di scintillare per più di 40 anni come quando era fresca di uscita? Quel brano è proprio Ma quale idea, e il suo potere quasi oscuro è quello di farci ballare da due generazioni.
Un giorno come un altro Giuseppe Chierchia, che studiava medicina a Siena dopo esser stato espulso dalla marina per “poca attitudine militare”, si improvvisa cabarettista in un club di Firenze. La cosa gli va piuttosto bene, tanto che durante uno spettacolo viene notato da Ezio Leoni, noto discografico di Milano titolare dell’etichetta RI-FI, che tra i tanti aveva prodotto alcuni dischi senza tempo di Mina, Iva Zanicchi e grandi band prog italiane tra cui I Giganti. Leoni raggiunge Chierchia dopo uno spettacolo in cui si era esibito in alcuni pezzi con la chitarra e, allungandogli il biglietto da visita, gli dice: “vuoi fare un disco?”
Un anno dopo, Chierchia a 24 anni si ritrova a incidere per RI-FI un primo doppio singolo “Ma quale idea / Lezione d’amore”. Quando la moglie Maria Teresa sente Ma quale idea per la prima volta, suonata con la chitarra in un momento tranquillo, alla domanda ‘com’è?’ risponderà ‘DISGUSTOSA’.
Sarà quella canzone a scrivere la storia di quello che da lì in poi sarebbe stato conosciuto come Pino D’Angiò, nonché del suo primo disco “…Balla!”, arrangiato insieme al grande pianista e compositore Enrico Intra, e al figlio del grande chitarrista jazz Franco Cerri, di nome Stefano, artefice e reinterprete delle celebri linea di basso di questo album, che hanno segnato la storia della disco italiana e che pescavano a piene mani dal funk americano (il basso di Ma quale idea, per esempio, è un’interpolazione di Ain’t No Stoppin’ Us Now di McFadden & Whitehead).
Quella canzone “disgustosa”, oltre a far ballare tutta Europa e a porsi come primo esempio di spoken word nella musica commerciale in Italia, verrà campionata per la prima volta in un brano dance nel 1999 dal duo australiano Madison Avenue, Don’t Call Me Baby: il successo è subito planetario.
Da lì, la parabola di Ma quale idea sarà in perenne ascesa, una meteora che ad oggi non ha ancora toccato terra: nel 2005 i Flaminio Maphia, con la loro ironia e il loro unico piglio, ne faranno una reinterpretazione iconica dal titolo Che idea; lo scorso anno, con TikTok intasato di GRWM sulle note di “L’ho beccata in discoteca”, anche l’icona della Dance francese Myd ha omaggiato Pino D’Angiò con un remix da capogiro. E ultima ma non meno importante, la call dei bnkr44 che stasera si presenteranno sul palco dell’Ariston al fianco del maestro per rivisitare Ma quale idea in occasione dei duetti per il Festival di Sanremo.
@bnkr44 #sanremo2024 #bnkr44 #bunker44 #pinodangiò ♬ Ma quale idea – Pino D’Angiò
In occasione del successo di Ma quale idea, a suo tempo le testate titolavano “Quattro dischi d’oro per una faccia di bronzo”. Ma per chi sa che il personaggio sbruffone e menefreghista costruito da Chierchia è una parodia, queste parole suonano superficiali e riduttive nei confronti di un artista che è sempre stato sé stesso, e che la fama e il successo non li ha mai cercati.
“‘Cantante’ è l’unico mestiere che viene definito col participio presente. Il medico non è guarente, il falegname non è segante. Questo perché il cantante esiste mentre esercita il suo lavoro, poi un attimo dopo, puff! Sparisce”.