Ti è mai capitato di chiederti quale sia la differenza tra R&B e Neo-Soul? Se per qualche caso li avessi confusi, non è assolutamente una colpa. In effetti anche Spotify sembra abbastanza confuso sul tema: la playlist R&B anni ’90, infatti, è un miscuglio di Sade, Erykah Badu, D’Angelo e Maxwell che potrebbe mandare in confusione.
È normale avere difficoltà a trovare differenze tra generi così simili, ennesima dimostrazione del fatto che i generi musicali sono probabilmente una trovata utile a commercializzare la musica più che a riconoscerla. Eppure, oggi con voi vogliamo provare a distinguere i confini di questo genere che nella finestra tra gli anni ’90 e i ’00 ha avuto il potere di consolidare alla massima estensione pop e radiofonica le sfumature della black music in tutte le sue forme. E come per tutti i nostri starter pack, abbiamo preparato una bella playlist tutta da spulciare mentre leggi questo articolo per viaggiare brevemente nella storia dell’R&B.
Il termine “Rhythm and Blues” sembrerebbe risalire addirittura agli anni ’50, quando venne coniato da un giornalista di Billboard per etichettare quella che fino a quel momento veniva definita col termine derogativo “Race Music”. Con questa espressione si designava un calderone di musica contemporanea che piantava le sue radici nella tradizione afroamericana, dunque tutta quella musica influenzata da Jazz, Blues, Gospel, nonché dal Rock’n’Roll (che ricordiamo, è un genere ibrido derivato dall’incontro dalle melodie Blues con le ritmiche Swing e Country), e nel ventennio successivo, dal Soul.
Ma è tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 che vediamo l’R&B prendere la forma che oggi ci suona più familiare. Con l’avvento di nuove diavolerie giapponesi tra cui campionatori, sintetizzatori e drum machines, il soul per come lo conoscevamo fino a quel momento comincia a mutare. Arriva così il Contemporary R&B (noto semplicemente come R&B nella cultura popolare, ma molto diverso rispetto alle sonorità che nei decenni precedenti venivano etichettate con lo stesso nome). Se icone come Whitney Houston, Sade, Anita Baker, Luther Vandross, Chaka Khan, e soprattutto Michael Jackson possono essere considerati precursori del genere, è Janet Jackson che segnerà una milestone che dividerà il prima e il dopo dell’R&B, con l’album “Control”, dove l’uso massivo di elementi ritmici di Soul e Funk, combinati con sonorità affini al Rap e al New Jazz Swing costituiscono un unicum che la consacrerà definitivamente a popstar e aprirà una nuova strada per i posteri.
Gli anni ’90 sono gli anni delle girlband e delle boyband, ed è qui che finalmente l’R&B comincia a consolidarsi con gli elementi che oggi riconosciamo come suoi: ritmiche hip hop, sonorità soul, elementi del rap e soprattutto un feeling pop molto intenso e diverso da quello del neo-soul, che ha un feeling più jazzy e che ha avuto un successo commerciale rilevante, ma molto più “a spot” rispetto a ciò di cui parliamo adesso. È così che le radio vengono inondate di SWV, Destiny’s Child, Tony! Toni! Tonè!, TLC, Zhanè e di artisti e artiste che, come Brandy, Alicia Keys, Mariah Carey e Usher, hanno fatto dell’R&B un successo commerciale che viaggerà attraverso tutti gli anni ’00 per arrivare, in una forma totalmente trasformata, fino a oggi. Grandi complici di questo successo saranno producer del calibro di Jermaine Dupri, Puff Daddy, Darkchild, Scott Storch, The Neptunes, e Timbaland, assolutamente non trascurabili in quanto primissimi artigiani del suono.
Il nostro breve viaggio è già finito, e se la playlist non ti è bastata, sfogliando di seguito trovi quelli che secondo noi sono 5 dischi che non possono mancare nel tuo ultimate backpack R&B.