Nuova rubrichina: PUNTINE DA INTERNET EXPLORER.
Cinque anni fa usciva il mio disco preferito del 2019: “Pony” di Orville Peck.
Orville Peck è uno che ha un serpente con la lingua biforcuta tatuato sul braccio, una maschera con le frange che gli copre la bocca, una voce che raggiunge con estrema delicatezza note altissime e soprattutto è un cowboy che ha erotizzato l’immaginario americano privandolo totalmente della sua mascolinità tossica. Combina l’atmosfera shoegaze con le melodie iconiche della musica country. Si può fare? A quanto pare sì, e anche benissimo.
“Pony” racconta storie di giocatori d’azzardo esausti, cani randagi, pugili violenti, bufali in fuga, imbroglioni innamorati, miss America transgender e tramonti nel deserto. Cuori spezzati, vendette, l’etica del riparare, il codice d’onore dei vecchi cowboys, la necessità di ripartire. È un disco meraviglioso e rivoluzionario, e uno dei motivi per cui scrivo (per la maggior parte cavolate) di musica.
Buon compleanno carino.
Festeggiamo con te.