Nuova rubrichina: PUNTINE DI INTERNET EXPLORER
Ad aprile l’aria frizza di rivoluzione, si sente fiorire il cuore, il futuro è alle costole, il sole è caldo, si appoggia con orgoglio un garofano rosso vicino al nome in rilievo di un partigiano. Si resiste perché è l’unica cosa da fare.
Io quando sono in macchina ascolto solo una radio locale con un nome scemo: per tutto il giorno le persone telefonano, si presentano, richiedono una canzone, spesso dicono “vi ascolto in FM” (boh) e augurano una buona giornata agli amici ascoltatori. Sorrido quasi sempre, certe volte mi commuovo, altre sento per la prima volta una canzone che non avevo mai sentito. Ieri un signore voleva ascoltare Uomini Uomini di Roby Crispiano, ho alzato il volume, gli occhi sulla strada e le orecchie attente.
Uomini Uomini (vi odio tutti!) è una canzone contro la guerra, funzionava nel 1967 quando è uscita, funziona oggi, spero con tutto il cuore che un giorno smetterà di funzionare. Roby Crispiano (nome d’arte di Roberto Castiglione) era un cantautore beat, ad un certo punto ha lasciato la sua carriera – per dedicarsi all’informatica – perché non voleva scendere a compromessi con le radio e con l’industria discografica che “voleva fare di me come un tubetto di dentifricio”.
Le sue canzoni sono canzoni di protesta, di sofferenza condivisa, canzoni per i giovani e speranze di una vita nuova. Una su tutte Brennero ’66 (con i Pooh), la storia di un soldato ucciso negli attentati perpetrati dai terroristi autonomisti altoatesini negli anni 60, per ottenere l’annessione all’Austria della provincia di Bolzano. Il brano venne proposto per il Festival di San Remo, ma scartato immediatamente per il testo giudicato inopportuno. Al Festival delle Rose alla canzone venne cambiato il titolo in Le campane del silenzio, e la frase “T’hanno ammazzato quasi per gioco” venne censurata. Ci furono anche disturbi all’audio durante l’esibizione, che la spedirono direttamente all’ultimo posto in classifica. Prima di arrabbiarsi e scomparire ha fatto altre cose belle, tra cui presentare Stefano Rosso all’etichetta Vedette, dove lavorava. Aveva tanti capelli e un paio di sandali bianchi.
Ritorniamo al mondo moderno: anche Angie MacMahon (una delle mie persone preferite al mondo) sta imparando a scrivere canzoni di protesta. Qui c’è un video bellissimo di una sua performance, a 15:23 suona con una tastiera minuscola Blowin’ in the Wind.
Amiamo e lottiamo per poterci amare.