Testo di Federico Pucci.
In tempi di grandi cambiamenti, l’umanità ha chiesto spesso alle arti di immaginare il futuro. Ma il futuro è un concetto scivoloso. È corretto immaginarlo come il luogo nel quale avremo fatto i conti con ostacoli e zavorre, ingiustizie e mali del presente, per scoprire se li supereremo o meno? Oppure è solo la destinazione nella quale vivremo con le conseguenze di quanto stiamo facendo oggi? Perfino in un’epoca critica come l’attuale, dove le visioni futuristiche sono per lo più distopiche e apocalittiche, abbiamo appaltato al futuro la risoluzione delle nostre angosce contemporanee. Ma sempre più vediamo comparire tecnologie che vogliono risolvere problemi che non abbiamo: il metaverso; l’AI generativa nelle arti. Cosa può dire la musica in questa conversazione? La più effimera delle arti può provare ad aprire uno squarcio nella realtà per farci intuire come saremo tra qualche anno? Mentre provi a rispondere a questa domanda, posso suggerirti una musica che suona come il presente. Che lo sviscera e lo espone sotto gli occhi (e le orecchie) di tutti. Sto parlando di Anima macchina, il disco con il quale i Sxrrxwland sono tornati insieme dopo 5 anni di attesa.
Bisogna cominciare proprio da qui: l’attesa. Perché il ritorno di un trio senza certificazioni alle spalle, che non ha lasciato dietro di sé “hit” e il cui culto non si basa su masse stratosferiche di follower è stato vissuto da una parte (anche piuttosto mainstream) della stampa musicale come un evento importante e degno di nota? Prima di tutto, perché fortunatamente il conteggio di numeri non ha ancora completamente inquinato la critica sopravvissuta. E, proprio grazie a questo, il messaggio dei Sxrrxwland ha potuto essere ascoltato per quello che è: una delle più lucide osservazioni del presente. E quindi, ascoltare Anima macchina e parlare con i Sxrrxwland non è tanto vedere uno spiraglio di quel che sarà, ma guardare da dietro quello che già esiste. Una musica, una società che già sono parte di noi, e che dobbiamo imparare a guardare e sentire con più attenzione.
Ad esempio, transumano e postumano, vampirismo social e intelligenza artificiale erano temi del gruppo prima ancora che il grosso del pubblico si accorgesse della loro rilevanza. Ma ora che questi temi sono alla luce del giorno, Anima macchina arriva con il pieno nel serbatoio.
«Chiaramente non è un tema d’avanguardia quello che abbiamo esplorato nel disco – dice Tremila a DLSO – Però è ormai presente da tanti anni nelle nostre vite e anche nella nostra produzione artistica, e ora che è sotto gli occhi di tutti, di dominio completamente mainstream e intergenerazionale, c’era bisogno di mettere un punto». Non per mettersi in cattedra a spiegare l’integrazione tra mondo digitale e umanità, ma solo per proporre una chiave di lettura: «È una roba presente nella vita di tutti ma con cui nessuno sa bene come rapportarsi, perciò secondo me ha senso che chi fa arte e percepisce chiaramente questo tipo di disagio molto diffuso nel rapporto con le tecnologie possa avere dei punti di riferimento. Tu apri delle finestre sulle quali poi tutti possono affacciarsi e decidere cosa pensano».
L’homo sapiens non ha ancora imparato a fare i conti con strumenti molto più grandi di lui. Già nel lontano 2018, in pezzi come Facebook o La città, il trio ce ne parlava con una chiarezza rara. Oggi che la fallacia di questi sistemi sociali è apparente, i Sxrrxwland non vengono per ribadire l’ovvio ma per invitarci a riflettere ancora più attentamente su chi siamo. Separata la carne (Buone maniere…) e lo scheletro (Osso), la trilogia si conclude andando ancora più all’essenza. L’anima, per l’appunto.
“Senza per forza voler fare Fisher”, dice Vipra citando il filosofo del realismo capitalista, i Sxrrxwland sono interessati prima di tutto all’umanità. Non è scontato, se buona parte della proposta musicale mainstream sembra interessata ad altro. Anche quando parla di temi importanti come la salute mentale: «Secondo me in tante canzoni viene ancora trattata male perché l’obiettivo non è curare alla fonte le cose ma semplicemente medicalizzare tutto, in nome di uno dei business più grossi al mondo, quello farmaceutico». Riuscire a descrivere la malattia mentale con cura, svelandone anche le implicazioni socio-economiche, e uscendo dalla dialettica tristezza/allegria è al centro di una delle tracce più crude dell’album, nemmeno felice: «La dimensione estetizzante della malattia mentale è un altro tassello della sua dimensione commerciale – dice Vipra – Noi abbiamo sempre cercato di comunicarla nella maniera meno glam, meno cool, e più cruda e immediata possibile. Tant’è vero che probabilmente, nonostante il nostro piccolo grande successo nell’underground, questo ha respinto chi vuole solo sentire cantare “sono depresso” perché è la buzzword della settimana».
Il motore del progetto è sempre quello, ora forse più a fuoco che mai: analizzare la condizione umana in un tempo che la mette alla prova. Ma le tre persone che fanno Sxrrxwland non sono le stesse di 5 anni fa: «Noi siamo cambiati, ovviamente, ciascuno con i suoi percorsi. Ma anche fuori sono cambiate un sacco di cose: per esempio, quel modo di esprimersi dello xanny rap e della xanny trap, quel modo di flexare il malessere è diventata una cringiata», dice Vipra. Uno dei cambiamenti più importanti per il trio è stato geografico. Lo spostamento da Roma a Perugia di Osore e Tremila ha avuto un impatto nella scrittura e nella composizione. «Spostandomi in una dimensione molto più rurale e campagnola – dice Tremila – ho iniziato ad apprezzare molto un’assenza di di quel tipo di stimoli invasivi e pervasivi di cui le grandi città sono piene, perché assorbite da dinamiche di mercato: alla fine sei pieno di stimoli, ma non sono stimoli spontanei e ti vengono lanciati addosso come se venissi lapidato. Ho iniziato ad apprezzare una ricerca attiva degli di quel tipo di stimoli che possono venire ad esempio dal mondo naturale, dai paesaggi mentre cammini o fai cosa nella natura».
Questo si avverte chiaramente nel sound del disco, che si affranca dalla viscosa e uggiosa oscurità dei primi due EP, e così anche da un modo di concepire l’elettronica affine a trap e cloud rap non più consono con la loro ricerca (e probabilmente con il nostro tempo), avvicinandosi semmai a drum’n’bass e chiptune. Ma con un punto di vista decisamente diverso dall’orizzonte metropolitano di entrambi i generi. «Nelle città è tutto molto claustrofobico, ci sono i palazzi alti e questo toglie la prospettiva sia a livello concettuale che a livello visivo – dice Osore – Questo mi ha aiutato molto a staccarmi dalla realtà di internet. Sei nel presente, e come parli, come interagisci e come ti comporti sono le cose più importanti. Avevo una precisa intenzione di esacerbare il contrasto tra i contenuti di Gio con questa musica un po’ frenetica, anche molto fisica, sincopata, ballabile. Perché con la testa ragioni su certe cose ma le senti pure col cuore e con il corpo».
I Sxrrxwland hanno seguito la loro strada per arrivarci, cercando di farsi influenzare il meno possibile dall’ascolto di altra musica, e cercando conforto semmai creando da soli: «Quando senti bisogno di quel tipo di sostegno che ti può dare la musica alle volte è bello sedersi a un piano o a un sintetizzatore e cercare tu di creare quella cosa che ti serve per comprendere cosa stai passando», dice Tremila.
I Sxrrxwland, insomma, provano a dimostrarci che fare musica è ancora una delle cose più divertenti e soddisfacenti che esistano, se ci si prende il tempo di farla per davvero e non ci si concentra solo sul risultato. Per questo, l’avvento della cosiddetta AI generativa e le canzoni create da prompt li lasciano scettici: «Te perdi il bello de fa’ musica! Cioè, se ti piace fare musica dovrebbe essere non per il risultato ma perché ti piace il processo, che è la cosa che arricchisce te prima di tutto come artista». Recuperare questo senso del gioco nel fare musica, di fronte all’attenzione per i numeri (tristemente diffusa anche nel pubblico) è importante.
A proposito di gioco, non solo nei titoli e nei concept di alcuni brani (kurushi, gioco per PS1; speedrun) ma nel sound design di molti beat si avverte l’influenza dei videogame, un nostro pallino. Per questo ho chiesto di consigliare ai lettori di DLSO tre colonne sonore particolarmente belle e memorabili per i Sxrrxwland: Pokémon argento (OST di Junichi Masuda); Hollow Knight (musica di Christopher Larkin) e Undertale di Toby Fox. E non è difficile da questi tre capolavori trovare molecole musicali arrivate fino ad Anima macchina.
Insomma, l’importanza di questo ritorno dei Sxrrxwland sta anche nel ricordarci come si può fare musica: non con un moodboard di artisti internazionali da imitare, ma con voglia di sperimentare, lasciarsi condizionare da esperienze diverse dalle conversazioni online e dalla bulimia discografica, trovare una propria voce. E le ispirazioni, se ci sono, seguiranno strade oblique. They called me Violet di usedcvnt, per esempio, è stata spesso in rotazione per Vipra, ma non ha definito il suono di Anima macchina, semmai è entrata in consonanza con il suo mood brillante, profondamente ritmico. Oppure, la canzone Kinko’s field trip 2006 di underscores, che aprendosi con la cantilena “never have I ever” ha ispirato l’incipit di blessami, come spiega Vipra: «Volevo iniziare anche io con una filastrocca e ho pensato a “maledetto il diavoletto che ci ha fatto litigare”, ma questa è solo una suggestione. Io non capisco gli artisti che invece si vantano di definirsi la versione italiana di un altro artista americano. Ma sii te stesso!».
Nella sua unicità e familiarità insieme, nel trattare temi noti ma ancora non del tutto compresi, la nuova musica di Sxrrxwland spazza ogni possibile equivoco: non vuole ribadire lo status quo. Un insegnamento che qualche collega dovrebbe tenere a mente. «Come nella scena famosa di American Psycho, con Hip To Be Square di Huey Lewis And The News che cantano di quanto sia bello essere inquadrati all’interno del sistema, così oggi vale per il rap che è diventato – o forse è sempre stato – una musica di destra. In Italia è diventato la musica di un certo substrato culturale sempre più ampio, fortemente misogino, razzista, omofobo, che crede nella sopraffazione come valore e nel successo economico come unico metro di misurazione di una vita umana. Propagandare che i giovani pensino questo e che questa sia l’unica cosa cool è mega pericoloso».
Nel disco in effetti i tre sembrano prendersela con l’industria musicale, ma l’interesse è tutt’altro che polemico. Come in essere Britney, una critica al pop, certo. Ma per il trio domandarsi cosa renda tale un artista, cosa lo faccia amare dal pubblico, non è un esercizio estetico o una frecciata fine a sé stessa: è, di nuovo, questione di umanità. «Britney Spears è stata un’icona per tutta una serie di motivi, anche fortuiti, casuali, dovuti al momento storico: per cui si può creare un successo a tavolino, ma fino a un certo punto. Poi c’è una parte ineffabile. Ci puoi mettere tutti i conti a tavolino, tutti gli studi di marketing, tutto quello che vuoi, ma quel gene folle, quel divino o come c***o lo vuoi chiamare resta comunque».
Il ritorno dei Sxrrxwland, insomma, è importante perché ci ricorda di cercare prima di tutto l’unicità, l’empatia, quello che ci rende più simili ad esseri umani che non a macchine. Che è anche l’idea di Anima macchina: questo fatto che tutti gli esseri umani abbiano “lo stesso difetto di fabbrica”, come dice l’omonima title-track. Quale difetto? «Il porsi questa domanda”, conclude Vipra. Scacco matto. Il presente suona come Anima macchina. E se proprio dobbiamo immaginare un futuro, facciamolo godendo del tragitto unico di una band che dalla sottocultura e dagli angoli meno pop di internet è arrivata a rivendicare uno spazio di culto non solo digitale: il concerto al Fabrique di Milano in programma il 5 dicembre ce lo farà vedere.