Peel Dream Magazine – Dawn
Ci tenevo tantissimo che la puntata di Puntine con il segno del costume e la testa ancora da un’altra parte cominciasse così, con un’alba, con la prima canzone di un disco, con un vero inizio. Sveglia presto, dawn.
Il disco è “Rose Main Reading Room”, il quarto album della band losangelina Peel Dream Magazine. Ha una copertina bellissima con il disegno di un fiore rosso, la femmina di un daino, un impermeabile bicolore. È uscito il 4 settembre, fregandosene degli algoritmi e delle nostre malinconie estive. “Rose Main Rreading Room” è un disco molto bello, romantico, inquieto, orecchiabile; ci ho pensato tanto: sembrano gli Yo La Tengo che fanno un disco bedroom pop.
Nei testi è nascosta una cosa che conosciamo bene e da cui ci teniamo sempre alla larga nelle conversazioni: la tenerezza che fa l’inevitabilità della perdita e del dolore. Ocean Life sembra un pezzo di Sufjan Stevens, Counting Sheep uno dei Blur, posso giurare di aver sentito da qualche parte anche i Grizzly Bear. Ognuno vede quello che c’è davvero, ma modificato da quello che ha già negli occhi.
Nel loro nome c’è un po’ di John Peel (il dj radiofonico più importante di sempre), nel loro disco c’è un po’ di New York (la stazione centrale, il museo di storia naturale). La voce di Olivia Babuka Black è così leggera che ci sfiora appena quando dice “this moment is fleeting, your body is leaving” o “milions of light years, all of them ours”. C’è una canzone contro il capitalismo, e poi c’è Dawn. Il video di Dawn è tutto quello di cui avevo bisogno oggi: immagini antiche di animali selvatici, un orso che corre, il risveglio delle cose che l’estate aveva assopito. E in sottofondo queste parole:
“Greet the news in the morning
Comb your hair, comb your hair wash your face
Find your keys, find your keys grab your coat
Lift the window sill, the stars have all gone
Meet your grace, grab the rope and hold on.”
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